La Nuova Sardegna

Sassari

Raffinerie, nuovi sigilli ai serbatoi

Raffinerie, nuovi sigilli ai serbatoi

Scontro Dogane-azienda. Il Tar aveva già annullato il primo provvedimento

29 maggio 2016
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SASSARI. É una storia senza fine quella che vede di fronte l’Agenzia delle Dogane di Sassari e le Raffinerie di Porto Torres, una azienda che opera nella zona industriale.

Il 10 febbraio l’Agenzia delle Dogane aveva sigillato i serbatoi con un atto definito “endoprocedimentale” e lo scorso 11 maggio il Tar ha sospeso il provvedimento accogliendo l’istanza cautelare degli atti impugnati dalla società. Il Tar ha scritto che «il blocco dell’attività svolta non sembra trovare fondamento sulla vigente normativa tributaria».

La vicenda sembrava risolta, ma il 17 maggio i funzionari dell’Agenzia delle Dogane si sono presentati nello stabilimento di Porto Torres e - invece di rimuovere i sigilli, come si attendevano lavoratori e titolari dell’azienda - hanno redatto un nuovo verbale, risequestrato i serbatoi e chiesto l’intervento della Procura. Due giorni dopo il gip ha convalidato il sequestro, indicandolo come necessario per evitare che l’attività prosegua, quindi ritenendo che fosse in corso. In realtà tutto era fermo da febbraio. «L’azienda ha fatto ricorso – ha detto Massimiliano Muretti, segretario generale della Filctem-Cgil che segue la vertenza nfion dal principio – e comunque vada, i lavoratori hanno perso reddito per mesi. Ciò che non si capisce è come sia possibile che il Tar giudichi l’atto compiuto il 10 febbraio “senza fondamento giuridico e spropositato”, e pochi giorni dopo l’Agenzia delle Dogane non rimuove i sigilli e, anzi, avvia un nuovo procedimento. Quanto andrà avanti questa storia? Cosa viene contestato? Quanti altri modi esistono per impedire che le persone lavorino?». (g.b.)

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