La Nuova Sardegna

Sassari

Troppe liti con i vicini, niente porto d’armi

di Giovanni Bua

Il Tar dà ragione alla questura che aveva negato il rinnovo a un appassionato di tiro al volo

07 giugno 2016
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SASSARI. Vostra moglie e la sua famiglia litigano, violentemente, con i vicini? Dimenticatevi il porto d’armi, a prescindere dal fatto che abbiate tenuto o meno condotte penalmente rilevanti. Non è infatti «obiettivamente illogico ricollegare, comunque, il rischio di abuso delle armi al sostanzialmente inevitabile coinvolgimento nella lite».

Parole del tribunale amministrativo di Cagliari, che ha rigettato, con una sentenza dello scorso 27 maggio, il ricorso di un uomo residente nel Sassarese, a cui la questura aveva negato il rinnovo del porto di fucile per uso sportivo.

Secondo al questura infatti, che lo scorso 15 gennaio aveva rigettato la richiesta di rinnovo del porto di fucile, a carico dell’appassionato di tiro a volo c’erano «svariati pregiudizi» tra cui una denuncia «per rissa, minaccia, lesioni personali e ingiurie conseguente a una perdurante e violenta contrapposizione, per motivi di interesse e di confine, tra famiglie vicine».

Contrapposizione considerata un fattore di rischio così grave da avere già giustificato il non rinnovo del porto d’armi anche nei confronti «di un componente della controparte».

Un «accentuato stato di tensione tra due nuclei familiari vicini», legato pare a questioni di confine, che è confermato anche dallo stesso uomo che, proprio nel ricorso depositato al Tar, probabilmente per spiegare la sua denuncia per rissa e minacce, riferisce «di ripetute denunce e querele incrociate tra le famiglie, a una delle quali appartiene sua moglie».

Una tesi già sostenuta in precedenza, che non ha però convinto la questura, che non ha rinnovato la licenza di porto d’arma. Decisione che il Tar giudica inappuntabile: «Il Questore è chiamato a valutare, in sede di rilascio o rinnovo della licenza di porto d’arma – spiega la sentenza – l’esistenza di rischi obiettivi di abuso dell’arma e questo a prescindere dall’esistenza di condotte penalmente rilevanti: l’amministrazione valuta i fatti e le situazioni in sé, come risultanti dall’istruttoria, e nel caso di specie ha rilevato l’esistenza di una situazione di spiccata conflittualità tra i due nuclei familiari in cui lo stesso ricorrente è oggettivamente coinvolto (a prescindere dall’esistenza o meno di sue dirette responsabilità penali), come dimostrano i riscontri effettuati dagli inquirenti nel gennaio 2016 (che confermano quanto già emerso nel 2010 su denuncia, anche a carico del ricorrente, per reati contro la persona), e su di essi ha legittimamente fondato la propria decisione di non rinnovare il porto d’arma».

Insomma, anche se a litigare è la famiglia della moglie, per questore e Tar è meglio che il marito non abbia in casa un fucile. Che, vista l’aria che si respira tra le due famiglie, finirebbe per rappresentare un fattore di rischio assolutamente da evitare. Con buona pace per la passione per il tiro a volo del ricorrente, che, secondo il giudice, finirebbe volente o nolente per essere coinvolto nella lite della famiglia della moglie.

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