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Sassari

Sassari, parla la ragazza massacrata: «Non era la prima volta che mi picchiava

di Luca Fiori
L'ospedale civile di Sassari
L'ospedale civile di Sassari

La donna, che è stata sottoposta a una perizia medica, ha confermato le accuse contro il fidanzato

17 giugno 2016
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SASSARI. Non era la prima volta che Simone Niort usava violenza contro la fidanzata. Non era la prima volta che il diciannovenne in carcere per averla massacrata con una spranga sabato sera all’interno dell’appartamento di via Montello, sfogava la sua rabbia contro di lei.

È stata la stessa trentaduenne a raccontarlo ieri mattina agli agenti della polizia giudiziaria dal letto del reparto di Medicina d’urgenza del Santissima Annunziata in cui è ricoverata da sabato scorso. La donna, assistita dagli avvocati Tiziana Ibba e Maurizio Serra, ha ricevuto in ospedale la visita del medico legale Francesco Lubinu e degli agenti incaricati dal titolare dell’inchiesta - il sostituto procuratore Paolo Piras - di ricostruire le fasi della brutale aggressione.

Il medico legale ha potuto constatare la gravità dei traumi subiti dalla trentaduenne e la sua relazione finirà negli atti dell’inchiesta per tentato omicidio. La donna ha riportato fratture in tutto il corpo e in ospedale i medici le hanno applicato un busto e un collare in seguito ai gravi traumi subiti alle costole e alle vertebre durante il brutale pestaggio. La trentaduenne ha anche un braccio fratturato a cui è stato applicato un gesso e una frattura all’anello orbitale. La degenza sarà lunga, ma finalmente i medici hanno sciolto la prognosi e l’hanno dichiarata fuori pericolo. Agli agenti della polizia giudiziaria ieri mattina la trentaduenne ha confermato le accuse nei confronti di Niort e ha raccontato che quella di sabato non era che l’ennesima sfuriata del fidanzato. Questo particolare dovrebbe aggravare la posizione del diciannovenne. Il sostituto procuratore Paolo Piras sembra intenzionato a contestargli anche il reato di maltrattamenti in famiglia. Intanto, dopo il tentativo di suicidio di martedì sera all’interno della cella in cui è rinchiuso in isolamento, Simone Niort viene controllato 24 ore su 24 per evitare che provi nuovamente a togliersi la vita. Martedì sera, alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, c’era quasi riuscito. Dopo aver arrotolato un lenzuolo e costruito un cappio, ci aveva infilato la testa e lo aveva legato alla grata della finestra della cella, poi si era lasciato penzolare. Un agente che stava effettuando un controllo in quella sezione, aveva notato il corpo del diciannovenne a penzoloni e aveva lanciato l’allarme. Insieme agli agenti si era precipitato all’interno della cella numero 11 anche il medico di turno. Il giovane era stato liberato dal cappio e adagiato sul pavimento. Simone Niort era in arresto cardiaco, ma i suoi soccorritori non si sono persi d’animo. Il medico e gli infermieri sopraggiunti nella sua cella gli avevano praticato il massaggio cardiaco per alcuni minuti riuscendo a far ripartire il suo cuore.

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