La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, ordinanza del sindaco: vietato chiedere la carità per strada

Giovanni Bua
Sassari, ordinanza del sindaco: vietato chiedere la carità per strada

Giro di vite fuori da chiese, ospedali e case di cura, esercizi commerciali e incroci stradali. Si rischia l’espulsione

18 giugno 2016
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SASSARI. «Stop agli accattoni molesti». A dirlo il sindaco Nicola Sanna, che l’altro ieri ha emanato l’ordinanza numero 41, che si prefigge di essere «uno strumento operativo e concreto, utile a contrastare un fenomeno altamente impattante e fortemente degradante».
L’ordinanza. Una scelta forte – è una delle prime ordinanze del genere nell’Isola – quanto inattesa da una giunta di centrosinistra. Che dà però ben conto di una rabbia che sta montando sempre più sorda contro i ragazzi, scaricati a centinaia nei centri di accoglienza, che sempre più numerosi e spaesati popolano ormai ogni metro delle strade cittadine, chiedendo qualche spicciolo, a volte in maniera insistente, più spesso con fare disperato.
La rabbia. Una rabbia che ormai ha travalicato idee politiche, convincimenti personali, atteggiamenti politically correct, trasformandosi in una crociata a cui ormai aderiscono in molti, che a gran voce chiedono che si faccia qualcosa contro i «profughi».
Diritti al cuore. E, forse più per arginare questa rabbia ormai fuori controllo, che l’insistenza di questi disorientati ragazzi, alla fine il sindaco Sanna, conscio del fatto che il recente sbarco di Porto Torres è solo il primo di una lunga serie, è sceso in campo. Lasciando prevedibilmente perplessi i membri della maggioranza che lo sostengono, che mentre erano impegnati a organizzare la grande giornata di “Diritti al Cuore” contro le discriminazioni si sono trovati a commentare un’ordinanza più semplice da trovare in qualche cittadina del Nord, magari leghista, che in una città che in fondo con gli immigrati non è che abbia poi questi grandi problemi .
Molesti. Perplessità che chiaramente il sindaco rimanda al mittente: «L’accattonaggio molesto - sottolinea - è ben diverso da quello fatto da soggetti che, con umiltà, domandano l’elemosina affidandosi al buon cuore dei cittadini. L’accattonaggio molesto è il sintomo di una costrizione all’elemosina e richiede attenzione. Non ha nulla a che vedere con le persone in difficoltà che vengono seguite attraverso la rete dell’assistenza sociale comunale». E ancora: «L'accattonaggio molesto - si legge nell’ordinanza - è altamente impattante e fortemente degradante nel contesto sociale che caratterizza la vita di una comunità. La decisione arriva dopo le ripetute segnalazioni sul disagio provocato da persone dedite all’accattonaggio. Un accattonaggio esercitato con insistenza, con modi e toni minacciosi, spesso a danno di persone vulnerabili, in particolare anziani, minori e disabili».
La percezione. «Questo crea nella comunità la percezione dell’assenza di sicurezza. E poiché il fenomeno si sta diffondendo e in alcuni casi potrebbe anche celare storie di sfruttamento e di emarginazione, come amministrazione comunale - riprende il primo cittadino - abbiamo ritenuto doveroso intervenire con strumenti incisivi, a sostegno delle persone disagiate e costrette a mendicare. Questo può essere fatto con l’attivazione di azioni efficaci a salvaguardia della dignità umana e sottraendo queste persone a un eventuale sfruttamento».
Giro di vite. Giro di vite dunque di fronte ai luoghi di culto,agli esercizi commerciali, a ospedali e case di cura, negli incroci. «La polizia locale – spiega il sindaco – provvederà all’identificazione degli accattoni molesti e li segnalerà alle autorità competenti». Il rischio, che spazza ogni dubbio su chi siano i destinatari dell’ordinanza: «il venir meno, dei requisiti necessari per la permanenza nel territorio dello Stato».

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