La Nuova Sardegna

Sassari

Dipendente vessato, 4 di nuovo in aula

di Nadia Cossu
Dipendente vessato, 4 di nuovo in aula

Maltrattamenti, lesioni, stalking: secondo rinvio a giudizio per l’ex direttore dell’ipermercato Auchan e tre capi reparto

14 luglio 2016
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SASSARI. Ritorneranno tutti in aula, davanti al giudice monocratico, il prossimo 29 novembre. Per la seconda volta.

È una vicenda giudiziaria un po’ anomala quella che ha come protagonisti – nel banco degli imputati – Mauro De Luca, Roberto Sacchetta, Michele Chessa e Piero Bichiri, rispettivamente (all’epoca dei fatti tra il 2010 e il 2012) direttore, controllore di gestione, capo reparto detersivi-profumeria-parafarmacia e capo settore prodotti freschi dell’ipermercato Auchan di Sassari (difesi dagli avvocati Gabriele Satta e Renzo Cocchi). Erano stati rinviati a giudizio perché ritenuti responsabili dalla Procura, a vario titolo e in concorso, di maltrattamenti, atti persecutori, minaccia, violenza privata e lesioni ai danni di un dipendente. Ma quando il procedimento era approdato davanti al giudice Teresa Castagna, gli avvocati della difesa avevano detto che c’era stata una «omessa notifica nel decreto che disponeva il giudizio». A loro dire, in pratica, sarebbero stati contestati agli interessati reati differenti rispetto a quelli che risultavano nella prima fase delle indagini. Il fascicolo era quindi tornato indietro al gup, in udienza preliminare. Ieri mattina il giudice ha disposto un secondo rinvio a giudizio per i quattro imputati per i medesimi capi di imputazione.

La storia aveva fatto discutere molto perché la parte offesa in questa vicenda è un uomo – dipendente di Auchan – che aveva deciso di assistere sua moglie malata di tumore e di prendersi cura del loro figlio di 4 anni. Per questo, avvalendosi di un sacrosanto diritto, aveva usufruito dei permessi retribuiti previsti per i lavoratori dipendenti dalla legge 104. Ma quando, dopo due anni, era tornato a lavoro nell’ipermercato di Predda Niedda, per lui era cominciato un vero e proprio calvario.

«I padroni siamo noi e devi fare quello che ti diciamo», «non sai lavorare, sei un incapace», «non venire a lavorare, non ci servi», «...stai facendo affondare il reparto, due reparti vanno male perché il caporeparto è vedovo». Sono alcune delle frasi riportate dal pm Carlo Scalas nella richiesta di rinvio a giudizio. Un fascicolo corposo quello del processo si era aperto in tribunale lo scorso febbraio. La presunta vittima delle vessazioni (assistita dall’avvocato Stefania Marras) ha avuto problemi di salute in seguito a questa vicenda, tanto che l’Inail – dopo aver esaminato le pratiche e visitato il paziente – aveva «concordato per una diagnosi di disturbo psicopatologico cronico grave». E gli era stato riconosciuto un danno del 25%. Il sostituto procuratore Scalas, riferendosi ai comportamenti dei quattro imputati, li aveva chiaramente definiti «atti offensivi, vessatori e discriminatori». Aggiungendo che il dipendente era stato «demansionato» e assegnato «ad attività materiali quali il rifornimento degli scaffali e del banco latticini o la pulizia degli stessi» anziché «a compiti gestionali in linea con il suo livello professionale di responsabile commerciale di primo livello». Nella denuncia dell’uomo si parlava di «ripetuti e immotivati» cambiamenti di reparto «facendogli prestare – scriveva sempre il pm – attività materiali senza dotarlo dei dispositivi di protezione individuale (fatto per il quale si procede in separata sede). E affidandogli attività non compatibili con il suo stato di salute come ad esempio l’approvvigionamento delle celle frigo e del banco latticini, nonostante il medico competente avesse certificato la limitazione al sollevamento di carichi superiori agli otto chili». Il 29 novembre la “prima” nuova udienza.

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