La Nuova Sardegna

Sassari

Condannati tre manager della Syndial

di Pinuccio Saba
Condannati tre manager della Syndial

Assolti per non aver commesso il fatto altri cinque dirigenti delle società controllate dall’Eni. Preannunciato l’appello

23 luglio 2016
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SASSARI. Si è concluso con tre condanne e cinque assoluzioni il processo a carico di otto manager delle società controllate Eni Syndial e Polimeri Europa, che dovevano rispondere dei reati di disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali.

Nel primissimo pomeriggio di ieri il giudice per le udienze preliminari Antonello Spano ha letto la sentenza che ha condannato a un anno di reclusione Francesco Papace, Oscar Cappellazzo e Gian Antonio Saggese, tutti manager della Syndial. Assolti per non aver commesso il fatto i manager di Polimeri Europa Daniele Ferrari, Paolo Zuccarini e Daniele Rancati. Con la stessa formula sono stati assolti altri due manager di Syndial, Alberto Chiarini e Francesco Leone.

Il pubblico ministero Emanuela Greco aveva invece sollecitato la condanna a tre anni di reclsione dei cinque manager della Syndial e l’assoluzione dei dirigenti di Polimeri Europa perché il fatto non sussiste.

Il processo, con rito abbreviato, era iniziato a gennaio di quest’anno, ma era arrivato al termine di una inchiesta piuttosto complessa. Un processo giocato soprattutto sulle perizie presentate dai tecnici incaricati dal pubblico ministero e da quelli del colosso energetico Eni. Non a caso il collegio di difesa ha incentrato le proprie arringhe su queste perizie. Gli interventi degli avvocati Carlo Federico Grosso, Piero Arru, Mario Maspero, Fulvio Simoni, Luigi Stella e Grazia Volo erano infatti mirati alla “demolizione” tecnica delle accuse mosse dalla procura ai manager dell’Eni. Ma la difesa ha anche sostenuto che non c’è stata «alcuna prova che ci siano state conseguenze per la salute dei cittadini, l’articolo del codice penale non si riferisce a un pericolo atratto, ma deve essere accertata la effettiva e concreta pericolosità». La difesa ha contestato quanto affermato anche dai patroni di parte civile, gli avvocati Pina Zappetto e Antonello Urru, e cioé che negli ultimi anni, con l’inchiesta e il processo in corso, Syndial aveva continuato a sversare sostanze cancerogene della darsena servizi del porto industriale di Porto Torres. Un ricettacolo di veleni, quella piccola darsena sulla quale si affacciavano diverse attività artigianali: benzene, arsenico, metalli pesanti che avevano contaminato la falda acquifera e che per decenni hanno tracimato nella darsena servizi. Per questo motivo, nella richiesta di rinvio a giudizio, il pm aveva sostenuto che gli otto manager «non avevano adottato le opportune cautele» e quindi provocato «un disastro ambientale per aver sversato in mare sostanze inquinanti». Sulla presenza dei veleni pochi i dubbi, peraltro confermati da una perizia (del pubblico ministero) quattro anni fa. Una perizia che aveva fornito anche un altro particolare: la barriera idraulica non riusciva a contenere gli agenti chimici. Per questo, dopo mesi di accertamenti, erano stati rinviati a giudizio il rappresentante legale di Syndial Alberto Chiarini, il responsabile gestione siti da bonificare Francesco Papace, il responsabile Taf Management (l'impianto per il trattamento delle acque di falda) Oscar Cappellazzo, i responsabili dell'area operativa Taf Gian Antonio Saggese e di salute, ambiente, sicurezza del Taf Francesco Leone, il rappresentante legale di Polimeri Europa Daniele Ferrari, il direttore di stabilimento Paolo Zuccarini e il responsabile della sezione salute, sicurezza, ambiente, Daniele Rancati. «Eni prende atto della sentenza emessa dal tribunale di Sassari – è il commento dei vertici dell’Eni – nei confronti di alcuni dipendenti della controllata Syndial in merito alla darsena di Porto Torres, relativa a condotte cessate all'inizio del 2011. Syndial – conclude – ricorrerà in appello anche alla luce delle consulenze tecniche prodotte nel giudizio di primo grado che testimoniano l’assoluta assenza del disastro ambientale».

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