La Nuova Sardegna

Sassari

Turismo in Sardegna, scatta la rivolta contro gli abusivi

di Silvia Sanna
Turismo in Sardegna, scatta la rivolta contro gli abusivi

La denuncia di Paolo Manca, presidente di Federalberghi: servono regole chiare per tutti. Sharing economy e illegalità: nel web migliaia di offerte che celano sommerso e lavoro nero

07 agosto 2016
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SASSARI. Scendono dall’aereo o dalla nave e si trasformano in fantasmi. Nessuno sa dove dormono, quanto spendono, in quale misura contribuiscono ad alimentare l’industria turistica. Sono 6 o 7 milioni i viaggiatori che ogni anno – dati Crenos – scelgono l’isola per trascorrere le loro vacanze. Ma di una buona fetta di loro si perdono le tracce appena mettono piede nell’isola. È la faccia scura del turismo, quel sommerso che si nasconde dietro l’affascinante mondo della sharing economy: perché se la condivisione di luoghi, esperienze e consumi fa bene allo spirito e alle finanze, spesso alimenta l’illegalità. «E a pagarne le conseguenze è chi segue le regole, paga le tasse e rispetta i contratti di lavoro – dice Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi – ma più in generale l’intero comparto che rischia di essere penalizzato da un servizio carente e non omogeneo». Manca in una lettera aperta sollecita controlli per stanare i furbetti, quelli che se ne infischiano della legge. Il numero è in crescita, dice Manca, «basta fare qualche verifica sul web per rendersene conto. Il primo dato che balza agli occhi è questo: il numero di alloggi messi a disposizione attraverso portali e motori di ricerca è di gran lunga superiore a quelli autorizzati dalla Regione, cioè offerti dalle strutture, alberghiere e non, che operano nel rispetto delle regole».

I furbi e la rete. Paolo Manca ha indossato i panni di un viaggiatore che vuole venire in Sardegna e cerca nel web un’offerta conveniente, a misura delle sue tasche. Il risultato è questo: «Simulando una prenotazione sui più famosi portali di affitti di case e bed and breakfast un fine settimana dall’8 al 10 agosto, vengono fuori migliaia di appartamenti disponibili, con una serie di dettagli che farebbero gola a qualsiasi controllore del fisco e dell’ordine pubblico», spiega Manca. Che aggiunge: «Censirli tutti non è semplice, ma la situazione è monitorabile». Qualche esempio: «Nel caso degli appartamenti, il 99 per cento è disponibile anche per soggiorni molto brevi. Ma una parte importante degli host, cioè di chi ospita, offre più di due appartamenti». La domanda è: dove va a finire la condivisione, cioè lo spirito della sharing economy, se il padrone di casa sta da un’altra parte? «Abbiamo rilevato alcuni casi interessanti – aggiunge il presidente di Federalberghi – per esempio il signor A. offre 12 appartamenti, mentre la signora C. gestisce tre appartamenti, uno in Sardegna, uno a Milano e uno a Londra».

Ospitalità o business? Tirare le somme non è difficile: «Dietro il paravento della rete si nascondono vere e proprie attività imprenditoriali non certificate. Generale è ingiusto, ma è corretto dire che siamo di fronte a un gioco in cui le strutture che rispettano la legge seguono regole diverse. Siamo certi che tutti gli host facciano regolari contratti di locazione? Che paghino le imposte comunali e che comunichino alla questura il numero degli alloggiati entro le 24 ore?». I dubbi sollevati da Paolo Manca sono alimentati dagli stessi clienti delle strutture, che nelle recensioni raccontano la loro esperienza ed esprimono un voto sul tipo di servizio e accoglienza. «Si scopre così che spesso il cliente non vede neanche la faccia del padrone di casa quando si presenta a prendere possesso dell’appartamento, ma le chiavi vengono lasciate alla cugina, ai genitori o addirittura nel bar o nel negozio vicino nei casi più assurdi».

B&B senza regole. C’è poi il caso dei bed & breakfast. «Le norme sono chiare: se non si tratta di una attività imprenditoriale sono consentite massimo tre camere e sei posti letto. E soprattutto il proprietario deve essere residente e vivere nell’abitazione nella quale affitta le stanze. Spesso non è così: tanti propongono appartamenti spacciandoli per b&b. Questo non è giusto».

L’appello. «Non siamo contrari ad alcun tipo di attività – sottolinea Paolo Manca – anzi ben venga un ampio ventaglio di offerte, dagli alberghi ai b&b agli affittacamere. Ma tutti i prodotti devono essere qualificati. Per questo chiediamo che si applichi il principio “stesso mercato stesse regole”. Vogliamo giocare, ma tutti al tavolo devono scoprire le carte».

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