La Nuova Sardegna

Sassari

Nughedu ha ricordato il poeta-falegname

Nughedu ha ricordato il poeta-falegname

Centro polivalente gremito per il tributo a Foricu Sechi con la lettura delle sue opere e canti corali

30 agosto 2016
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NUGHEDU SAN NICOLO’. Un centro polivalente gremito ha accolto sabato scorso tra gli applausi i protagonisti della serata "A coro in manu" in ricordo di Foricu Sechi, abile e stimato falegname e intagliatore conosciuto da tutti anche per le sue grandi doti poetiche.

La serata, promossa dall’associazione culturale Rundines con il patrocinio del Comune e la collaborazione del Premio Ozieri di Letteratura, del quale Sechi fu più volte vincitore, è stata incentrata sulla ricostruzione della figura, la lettura di alcuni suoi brani e la musica affidata al coro Su Cuncordu de Santu Nigola. Mastru Foricu, classe 1911, è stato ricordato nelle parole della presidente delle Rundines Franca Cherveddu, del sindaco Michele Carboni, degli studiosi Cristiano Becciu e Natalino Piras, animatori di un dibattito moderato dal presidente del Premio Ozieri Antonio Canalis.

La lettura dei versi è stata curata da Nino Periccu. Ginetto Becciu, Pinuccia Zappu, Delia Fringuello, Carmela Arghittu e dallo stesso figlio del poeta, Mario Sechi, che ha tracciato un commosso excursus sulla vita del padre, morto nel 1980, e dato lettura di una delle sue più belle e apprezzate poesie.

Ad animare la serata, come detto, le ottime performance del coro Santu Nigola e l’accompagnamento musicale di Filippo Chelo che, nonostante la giovanissima età, si è esibito in una splendida prova con l’organetto. Si è trattato insomma di un suggestivo momento di ricordo, cantato a più voci, che ha celebrato, a 105 anni dalla nascita, una figura leggendaria nel panorama poetico sardo.

«La sua attività letteraria - ha detto infatti il sindaco Michele Carboni nel suo excursus - ha attraversato il ventennio fascista durante il quale era in atto il tentativo, per fortuna non riuscito, di annichilire le lingue regionali derubricandole a volgari varianti dialettali. Con la caduta del fascismo, a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, finalmente la letteratura sarda si riappropriò dei codici linguistici che le erano più congeniali e iniziò a lasciarsi alle spalle l’impianto poetico che lo aveva preceduto per convergere verso un neorealismo denso di espressioni più fresche e naturali in cui spiccava una ritrovata liricità».

« Un movimento letterario - ha concluso il primo cittadino di Nughedu - del quale il Premio Ozieri fu una straordinaria palestra, nella quale il maestro Forico Sechi, il suo compaesano Salvatore “Grolle” Corveddu e altri poeti furono coessenziali a questo nuovo corso de “artisanu de versos, currende un’odissea ‘e rimasnobas”». (b.m.)

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