La Nuova Sardegna

Sassari

Uno dei suoi messaggi: «Anche i sordi sentono la carità»

Uno dei suoi messaggi: «Anche i sordi sentono la carità»

SASSARI. Giovanni Battista Manzella nasce a Soncino (Cremona) il 21 gennaio 1855, da famiglia di modeste condizioni economiche con una incrollabile fede e un forte senso di solidarietà nei confronti...

23 ottobre 2016
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SASSARI. Giovanni Battista Manzella nasce a Soncino (Cremona) il 21 gennaio 1855, da famiglia di modeste condizioni economiche con una incrollabile fede e un forte senso di solidarietà nei confronti dei più deboli e dei bisognosi. Giovanni Battista cresce in questo clima. Dopo le scuole elementari frequenta l’istituto tecnico, ma a quindici anni comincia a lavorare come commesso in un negozio di ferramenta.

Dopo l’adolescenza, trascorsa tra preghiera e volontariato nella conferenza di San Vincenzo, a Cremona, entra, trentenne, nell’istituto Villoresi di Monza, destinato ai seminaristi poveri. Padre Manzella diventa missionario vincenziano nel 1887 e, dopo il noviziato, la professione dei voti e gli studi filosofici e teologici, il 25 febbraio 1893, a 37 anni, viene ordinato sacerdote.

Dopo alcuni anni di ministero, prima come direttore degli apostolini a Scarnafigi, poi a Chieri, come maestro dei novizi, quindi alla Casa della Missione di Como, infine a Casale Monferrato, nel Seminario minore diocesano, è destinato a Sassari. Vista la sua preparazione, il primo incarico è quello di direttore spirituale del Seminario.

Ai chierici usava dire: «Il disinteresse è la migliore garanzia di successo, la predica della carità è quella che sentono anche i sordi, si resiste a tutto, ma non si resiste all’amore».

Lombardo di nascita, sardo di cuore, per circa quarant’anni padre Manzella percorre l’isola con ogni mezzo disponibile, spesso anche a piedi, pur di non mancare l’appuntamento con le parrocchie più lontane e disagiate.

Nel 1910, con l’amico, avvocato Giovanni Zirolia, illustre esponente del laicato cattolico, fonda il settimanale “La Libertà” dalle cui colonne, come giornalista, contribuisce alla diffusione della Parola. Per la gente era il "Signor Manzella", titolo con cui erano chiamati tutti i preti della Missione in conformità all’uso francese per cui il fondatore, Vincenzo del Paoli, era semplicemente “Monsieur Vincent”.

Quasi ottantenne, il signor Manzella continua il suo apostolato a bordo di un carretto su cui raggiunge gli ovili in aperta campagna, per celebrare messa, confessare e benedire. Nel 1937, già sofferente, ha un malore ad Arzachena, trasportato a Sassari, alla Casa della Missione, dopo otto giorni di agonia, assistito dalle suore del Getsemani, muore all’alba di sabato 23 ottobre. (A.Me.)

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