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San Gavino cade a pezzi e nessuno interviene

San Gavino
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Porto Torres, allarme per le condizioni della basilica dell’XI secolo

28 ottobre 2016
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PORTO TORRES. Salta subito all’occhio che nell’elenco delle undici chiese romaniche da restaurare non ci sia la basilica di San Gavino di Porto Torres. Certo, viene da pensare che le condizioni di grave degrado in cui versa il tempio dell’XI secolo costruito sul colle di Monte Agellu richiedono ben altre risorse che quelle distribuite tra le 11 chiese del nord Sardegna. E forse si può rimarcare pure il fatto che gli ultimi interventi nel compendio di San Gavino non sono stati proprio fortunati (l’Auditorium è bloccato da anni) e che c’è bisogno di riannodare i fili di una intesa sempre più necessaria e fondamentale tra la Diocesi, la Cei, la Regione, la Soprintendenza e il Comune. Prima che sia troppo tardi.

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La basilica di San Gavino non può più aspettare, e chi sostiene che c’è tempo e che si sta ragionando su un grande progetto, sa bene che ogni giorno che passa è un pericolo che si aggiunge. I segni del degrado e delle criticità sono evidenti sia nei paramenti esterni che in quelli interni. L’ultimo nubifragio ha messo in evidenza crepe e infiltrazioni e lasciato segni gravissimi lungo tutto il prospetto meridionale dell’edificio. Nel tratto compreso tra la “Porta Santa” e il portale gemino di età catalano-aragonese si sono staccate più parti che si sono poi sbriciolate al suolo.

Parroco di San Gavino e Centro Studi - a più riprese - hanno manifestato a tutti i livelli la grande preoccupazione per quello che sta accadendo nell’unico esempio in Sardegna di un tempio sacro con pianta a doppia abside contrapposta, sede vescovile e cattedrale dal 484 al 1441.

Finora sono arrivate solo promesse, mentre l’emergenza avanza. Per alcuni degli elementi decorativi dei portali della basilica gli ultimi restauri risalgono addirittura al periodo compreso tra il 1903 e il 1907. Un monumento di così straordinario valore non può essere trattato in questo modo. Gli ultimi sopralluoghi dei tecnici della Soprintendenza hanno confermato la gravità della situazione e l’urgenza degli interventi di recupero. E bisogna fare presto. (g.baz.)

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