Sassari, la fontana di Rosello è ostaggio di ratti, zanzare ed erbacce
Abbandonato quello che dovrebbe essere il monumento simbolo della città I pochi turisti si trovano in mezzo all’incuria, l’immondizia e gli animali
SASSARI. Alla desolazione che circonda la Fontana di Rosello i sassaresi si sono ormai tristemente abituati. Meno i turisti che, pochi ma ostinati, continuano ad avventurarsi in uno di quelli che dovrebbe essere un monumento simbolo della città. E ad uscirne, quando va bene, delusi se non esterrefatti.
Quando va bene, perché ormai ad essere “offesi” dalla visita non sono soltanto gli occhi, ma anche il corpo, che inizia a correre seri rischi per la sua incolumità.
Il primo è la discesa che porta alla fontana. I larghi scalini e poi il tratto di strada sono letteralmente invasi dalle erbacce. Con le prime piogge queste di trasformano in un veri e proprio pantano. Quando va bene, e sempre ammesso che per “l’escursione” ci si doti di scarpe da trekking, il danno si milita a sporcarsi vestiti e calzature. Quando va male però il fondo viscido può causare una brutta scivolata. E poco può per evitarla il gentile avviso dell’accompagnatore.
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Accompagnatore che, è bene sottolinearlo, anche negli orari di presenza non è dotato di nessun box accoglienza, e men che mai di materiale informativo, magari multilingue, e nonostante professionalità e buona volontà non manchino davvero, è costretto ad aspettare eventuali visitatori seduto dentro un’auto posteggiata.
Discesa rischiosa dunque, ma ne vale la pena? Sulla bellezza della fontana non si discute, anche se gran parte della vista è nascosto da veri e propri ortaggi che si mischiano alle erbacce, reste rigogliose dalle prime foglie di stagione. A rovinare ulteriormente il quadro ci pensano poi i rifiuti abbandonati in prossimità dei muri e probabilmente gettati dalla strada: piatti di plastica, lattine, bottiglie, immondizia di ogni genere.
Anche per chi riesce ad arrivare vicino alla fontana lo spettacolo non è dei migliori: con la scarsa manutenzione nelle vasche è infatti prolificata una non molto invitante alga verde che ricopre il pelo dell’acqua.
Occhio ai topi inoltre, che arrivano grassi e numerosi dalle fogne a cielo aperto che scorrono nella vicina valle. Gli avvistamenti sono a quanto pare numerosi.
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Chi scampa a tutto questo si deve però giardar bene dall’avvicinarsi all’antico e bellissimo lavatoio, chiuso da mesi per restauro. In questo caso alle erbacce e all’acqua stagnate si sono infatti aggiunte le zanzare, che nel vascone proliferano numerose. Un’occhiata distratta può costare quattro i cinque punture.
Un’avventura insomma, in un luogo diventato simbolo, e non di accoglienza ma di degrado.