La Nuova Sardegna

Sassari

Dopo venticinque anni riapre la residenza per anziani “Bichiri”

di Emidio Muroni

La casa di riposo di Bonorva, gestita da suore fino ai 1990, sarà amministrata da una cooperativa L’edificio era stato completamente ristrutturato ma nessuno si era fatto avanti per avviare l’impresa

30 ottobre 2016
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BONORVA. Dopo una stasi di venticinque anni la “Residenza per anziani Bichiri” di via Cugia ha ripreso a funzionare. Aveva chiuso i battenti per consentire l’ampliamento e ammodernamento dei locali nei quali erano ospitati diversi anziani di Bonorva e del territorio. A trovare una soluzione a un problema di grande valore umano e sociale, affrontato sistematicamente, senza risultati concreti dalle varie amministrazioni comunali, è stata la proposta di una cooperativa locale, a carattere totalmente privato, costituita da un gruppo di giovani il cui referente principale è Franco Soma, già presidente della locale Polisportiva, che si è assunto l’onere della gestione di una struttura che offre agli anziani e ai futuri ospiti la disponibilità, all’interno di ambienti moderni e confortevoli, di 39 camere, di cui 6 doppie e 33 singole, tutte dotate di bagno in camera e diversi comfort tecnologici. Lo stabile, circondato da un bel giardino, è completato dalla presenza di numerosi spazi comuni interni e delle attrezzature necessarie per la cucina, la lavanderia, stireria etc. All’inaugurazione, dopo la messa celebrata dal parroco, don Giovannino Conti, nella cappella presente all’interno dello stabile, è intervenuta un’autentica folla che ha potuto visitare i locali ed espresso vivo apprezzamento per la funzionalità di un supporto sociale che attendeva con ansia ormai da troppo tempo, concepito e realizzato secondo criteri moderni e di grande funzionalità, dove gli ospiti potranno usufruire di un’assistenza qualificata e vivere con grande serenità.

L’opera completa una storia nobilitata sin dall’istituzione, nel 1938, quando le suore della Congregazione delle Suore del Getsemani (le Manzelliane) con sede a Sassari, accettarono un lascito delle sorelle Bichiri, (Adelaide, Assunta, Maria Grazia, Speranzina e Virginia) che perpetuarono una decisione comune alla famiglia, indirizzata dal padre Antonio, un medico che, per oltre cinquant’anni, fino al 1904, anno del decesso, aveva esercitato la professione al servizio dei suoi paesani, e della moglie Rosa Dussoni, di Sassari. La figlia Assunta, nel 1935, secondo un testamento della famiglia, che ne nobilitava lo spirito caritatevole, la grande umanità e l’amore per il proprio paese, aveva offerto tutti i propri beni, compresa la casa d’abitazione dove poi fu costruita la “Casa d’accoglienza per la mendicità”, per donare un alloggio ed un pasto caldo ai tanti poveri e mendicanti presenti in paese. Le suore accolsero con grande slancio umanitario la generosa offerta della famiglia Bichiri Dussoni e si presero cura dei destinatari dell’offerta. L’edificio originale, con fronte su via Cugia, circondato da un bel giardino, con ingresso da via Azuni, fu ampliato e trasformato con l’acquisto di alcuni stabili confinanti e fu realizzata una struttura più moderna nella quale, per tanti anni, trovarono ospitalità e adeguata assistenza non solo tanti poveri ma anche persone sole o disagiate, provenienti anche da diversi centri della Sardegna.

L’impegno delle suore però, nel 1990, trovò un ostacolo nelle mutate condizioni di vita e nelle nuove regole, sicuramente più rigide ma anche più corrette, per la garanzia della sicurezza dei loro ospiti e l’utilizzo delle strutture e dovettero procedere ai lavori d’ampliamento, ammodernamento e messa in sicurezza dell’intero stabile che si trovava in condizioni precarie, che lasciò il posto a una nuova struttura, bella e funzionale, che ha però subito un momento, durato purtroppo venticinque anni di stasi… e di silenzio fino alla riapertura di qualche giorno fa.

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