La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, truffe sugli abbonamenti alle riviste

di Gianni Bazzoni
Sassari, truffe sugli abbonamenti alle riviste

Decine di telefonate da parte di una società che chiede il pagamento di somme dovute per giornali delle forze dell’ordine

14 novembre 2016
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SASSARI. É una truffa che fattura centinaia di migliaia di euro e - come ogni fine d’anno - approda anche a Sassari e nel territorio provinciale, con diverse persone che già sono cadute nella trappola. E altre sono riuscite ad evitarla solo per un pelo, grazie all’attenzione di figli e parenti che hanno fiutato qualcosa di strano.

Stiamo parlando delle riviste delle forze dell’ordine (carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco e altri) e di gruppi (alcuni legati alla criminalità organizzata) che utilizzano, appunto, l’immagine “pulita” delle riviste specializzate delle forze dell’ordine o delle istituzioni per estorcere denaro a persone che hanno realmente sottoscritto abbonamenti ai giornali o ad altre che in passato (anche 10 anni fa) avevano comunque ricevuto in abbonamento le riviste.

La tecnica. L’approccio è semplice, ma evidenzia l’organizzazione dei truffatori, capaci di acquisire dati e altre informazioni specifiche che spesso spiazzano e mettono in difficoltà gli abbonati. Nel mirino, quasi sempre, anziani, ex appartenenti alle forze dell’ordine o comunque vicini per storie familiari. La chiamata arriva da una società di Milano e chi parla usa metodi molto convincenti. Spiega che hai cumulato un debito con le forze dell’ordine perché tuo padre ha sottoscritto un abbonamento telefonico con la rivista della guardia di finanza (tanto per citare uno degli ultimi casi) e non ha rispettato i pagamenti.

Effetto sorpresa. I truffatori giocano molto sull’effetto sorpresa e sulla necessità di chiudere velocemente la pratica per evitare che si possano fare troppe verifiche. Chi è avanti negli anni non ricorda, o forse sì, dice che una telefonata era arrivata ma che non aveva stipulato alcun abbonamento, ma non è detto che le cose siano andate esattamente in quel modo. Per cui chissà, nel dubbio il debito potrebbe anche esserci. E gli anziani, si sa, non vogliono avere problemi, si spaventano subito quando qualcuno annuncia cause legali per recupero crediti. Loro chiedono di parlare con tuo padre urgentemente. E già minacciano che «se non si paga immediatamente la pratica passa al tribunale di Milano. Gli importi variano: si passa da 800 a 1500 euro, ma non mancano casi anche di 4mila euro.

Seconda chiamata. Se chiedi informazioni più dettagliate, l’organizzazione ti fa richiamare da un incaricato (sempre con accento del nord Italia) che si presenta come responsabile per la chiusura delle pratiche. Cita decreti legge e altri riferimenti del Codice civile, spiega che in fondo loro sono pronti a definire la questione senza ulteriori aggravi. E per questo si dice disponibile anche a inviare una mail che contiene tutti i riferimenti, compreso quello dell’Iban per procedere in tempi rapidi al pagamento della somma richiesta.

La minaccia. A un certo punto, se le richieste di chiarimenti sono troppe e si fruga per capire la storia degli abbonamenti fantasma, allora l’incaricato si innervosisce e passa alle minacce dirette. «Bene, allora se non volete chiudere la pratica in maniera bonaria, ve la vedrete con i nostri legali e ci sarà anche l’aggravio delle spese». Giusto per fare un po’ di terrorismo psicologico e fare cadere le ultime resistenze.

Allarme. É già scattato l’allarme in città e in diverse realtà del territorio provinciale. Sono arrivate le prime segnalazioni alla polizia postale che - come è accaduto per altre regioni d’Italia - ha avviato le indagini per risalire agli autori della truffa. Purtroppo ci sono persone che, colte alla sprovvista, hanno già pagato. Altre, invece, hanno preso tempo e si sono rivolte ai figli che poi documentandosi hanno scoperto il giro della truffa degli abbonamenti alle riviste delle forze dell’ordine. L’invito, per questo, è di denunciare subito appena arriva la chiamata per la richiesta di denaro.

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