La Nuova Sardegna

Sassari

Vittime della strada, la Sardegna maglia nera in Italia

di Silvia Sanna
Vittime della strada, la Sardegna maglia nera in Italia

I dati dell’Istat. In aumento il numero di episodi e decessi: più 12 per cento, record nazionale. La Gallura è al primo posto. Tre le arterie più pericolose: la 131, l’Orientale sarda e la Sulcitana

22 novembre 2016
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SASSARI. Una fotografia che fa paura perché descrive un’isola in controtendenza. Nel resto d’Italia gli incidenti stradali diminuiscono. In Sardegna invece il numero cresce e soprattutto aumentano i decessi. Lo dice l’Istat, che ha messo insieme i dati del 2015 di tutte le regioni per arrivare a una sintesi incoraggiante: si muore ancora troppo sulle strade ma la situazione sta lentamente migliorando. Tutto il contrario di quello che avviene in Sardegna, dove soprattutto in alcune zone – come la Gallura e il Nuorese – l’incidenza è altissima. Con una conseguenza sociale importante: gli incidenti – tra morti e feriti – sono costati 426,6 milioni di euro per la collettività, pari a 256,9 pro capite.

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I numeri. Nel 2015 gli incidenti stradali sono stati 3.537, nel 2014 erano stati 3492. Il numero dei morti entro 30 giorni dall’incidente sono stati 110, 12 in più rispetto all’anno precedente. In percentuale, i sinistri sono cresciuti dell’1,3 per cento, i decessi del 12,2 per cento: un record a livello nazionale. In calo, ma anche in questo caso in misura inferiore rispetto alla media nazionale, il numero dei feriti: nel 2015 sono state 5265 le persone che hanno dovuto ricorrere a cure mediche e ricoveri ospedalieri, nel 2014 erano state 531.

Le strade più pericolose. Il numero maggiore di incidenti si verifica nelle strade urbane ma le conseguenze più pesanti si hanno nelle strade extraurbane. Nella triste classifica delle croci ci sono tre arterie isolane sul podio: la 131 Carlo Felice, l’Orientale sarda (ex strada statale 125) e la 195 (Sulcitana). Complessivamente, nelle strade extraurbane si sono contati 1211 incidenti, pari al 34,2 per cento del totale: 79 le persone che hanno perso la vita. Nei 2326 schianti avvenuti in strade urbane i morti sono stati invece 31, il 28 per cento del totale. Nel 2015 è cresciuto del 7 per cento il numero di vittime di incidenti nelle strade extraurbane: significa che nelle arterie meno densamente trafficate e considerate più sicure si tende a schiacciare l’acceleratore o a fare manovre più spericolate al volante.

Moto-trappola. Andando su due ruote si rischia molto di più. Oltre la metà dei decessi riguardano motociclisti o ciclisti. Se infatti il tipo di incidente più frequente è lo scontro tra due o più veicoli (68,4 per cento del totale), seguito dal tamponamento, la principale causa di morte è la caduta dal veicolo: la media è di 11,1 decessi ogni 100 incidenti. Seguono lo scontro frontale e la fuoriuscita dal veicolo. Un altro dato interessante è riguarda il rischio maggiore negli incidenti con un solo veicolo coinvolto – moto o auto –: in questo caso la media dei decessi è 4,7 ogni 100 incidenti, a fronte di 2,4 morti quando sono coinvolti più veicoli.

Il trend. La Sadegna è tra le regioni italiane che non rispettano gli obiettivi imposti dall’Europa. Il terzo e quarto programma d’azione europeo impegnano i Paesi membri a dimezzare i morti per incidente stradale: rispetto al 2001, nell’isola le vittime della strada si sono ridotte del 48,1% contro il 51,7% della media italiana. Un dato positivo arriva dal numero degli utenti vulnerabili per l’età (bambini, giovani e anziani): in Sardegna muoiono di meno rispetto al resto d’Italia. Cresce invece il numero di pedoni deceduti: sono il 13,6 per cento del totale ed erano il 10,4 per cento nel 2014. In questo caso, il dito è puntato contro la velocità ma anche contro le distrazioni: su tutte l’uso del telefono e l’invio dei messaggi mentre si sta al volante.

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