La Nuova Sardegna

Sassari

La vita artistica di Simon Mossa in quattro videoclip

di Antonio Meloni
La vita artistica di Simon Mossa in quattro videoclip

La raccolta a 100 anni dalla nascita dell’intellettuale I filmati presentati nel salone del Circolo sassarese

24 novembre 2016
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SASSARI. Ripercorrere la vicenda artistica di Antonio Simon Mossa non è semplice e richiede grande capacità di sintesi. A cento anni dalla nascita, dopo la recente acquisizione del suo ponderoso archivio privato, hanno provato a farlo gli operatori della Società umanitaria cineteca sarda attraverso il racconto per immagini affidato a quattro videoclip che, grazie a una serie di testimonianze, riassumono la vita e le opere di un personaggio decisamente eclettico. I filmati sono stati presentati martedì sera, nel salone del Circolo sassarese, durante un affollato incontro, moderato da Attilio Mastino, a cui hanno preso parte non solo storici e studiosi, ma anche alcuni familiari e tanti amici che lo hanno conosciuto e con lui condiviso parte di quella intensa stagione che lo ha visto protagonista come architetto e politologo, ma anche, aspetto del tutto inedito, come cineasta.

Pochi, infatti, conoscono la sua passione per la cinematografia malgrado il notevole contributo, offerto in termini di studio e ricerca, tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. L’incontro con Fiorenzo Serra, nel periodo universitario, a Firenze, verso la fine degli anni Quaranta, sarà determinante per la realizzazione di alcuni lavori. Soggetti cinematografici come “Armata grigia”, che racconta la giornata degli spazzini di Firenze e “La barca sul fiume”, che descrive la storia dei renaioli dell’Arno, sono considerati, dalla critica, prime espressioni di un Neorealismo ante litteram. Dello stesso periodo è la redazione di un trattato di cinematografia di 680 pagine, mai pubblicato, in cui Simon Mossa affronta problematiche di tipo teorico-metodologico. La guerra lo porta anche in Corsica, come cineoperatore, là conosce Baccio Bandini, regista affermato, con cui realizza alcuni lavori. Poi la collaborazione con Mario Monicelli per la stesura del film “Proibito”, girato nel 1954 tra Ittiri, Tissi, Cargeghe e Codrongianos. L’archivio personale di Simon Mossa comprende un materiale sconfinato e ancora in fase di studio da parte degli operatori della Società umanitaria. Ma una cosa va detta subito, la figura di Simon Mossa è di difficile collocazione perché qualsiasi definizione rischia di essere riduttiva e di ingabbiare una personalità artistica indubbiamente poliedrica dentro categorie anguste. L’esperienza artistica di Simon Mossa, infatti, è vasta e variegata: lo ha rimarcato anche lo storico Manlio Brigaglia, durante l’incontro, quando ha rievocato il periodo di Radio Sardegna ricordando il Simon Mossa che dalla mitica grotta di Bortigali fu il principale collaboratore di una delle prime radio libere italiane. Sul Simon Mossa politologo ha fatto, invece, il punto Antonello Nasone (università di Sassari) evidenziando il contributo dato alla causa dell'indipendentismo e alla rivendicazione dell'identità sarda: «Ha rielaborato il pensiero dei padri fondatori del sardismo - ha detto - rivendicando una Sardegna libera e indipendente, ma dentro una confederazione di stati». Sul Simon Mossa architetto, invece, è intervenuto Gabriele Deriu (dipartimento di Architettura) che ha messo l'accento su quel senso della misura e di rispetto per l'ambiente a cui ha sempre improntato il suo lavoro di progettista. Alessandra Sento (Società umanitaria), infine, ha concluso rimarcando il fatto che la sua eredità culturale è decisamente notevole perché «consente di riscrivere una storia del cinema alla quale manca un pezzo importante». L’incontro, preceduto dai saluti di Francesco Azzena, presidente del Circolo sassarese, ha fatto registrare diversi interventi, davvero impossibile citarli tutti: da Riccardo Campanelli (Università di Sassari) a Giuseppe Mascia (centro ricerche filosofiche, letterarie e scienze umane) da Paolo Serra (direttore Società umanitaria Sardegna) a Alma Casula (accademia di belle arti) da Raffaella Sau (assessora alla Cultura del Comune) a Pietro Simon Mossa, figlio di Antonio.

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