La Nuova Sardegna

Sassari

Lotta al virus, peste suina via nel 2018: «Ma serve l’aiuto di tutti»

di Alessandro Pirina
Lotta al virus, peste suina via nel 2018: «Ma serve l’aiuto di tutti»

Negli ultimi giorni comparsi nuovi focolai, ma nella task force c’è ottimismo. Il capo della Unità di progetto Alessandro De Martini: «Rispetto a maggio c’è stata una recrudescenza, qualche allevatore ha abbassato la guardia». Introdotti i controlli anche in ristoranti, agriturismi e sagre

12 dicembre 2016
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SASSARI. Tutte le guerre sono fatte di vittorie e sconfitte. Anche quella contro la peste suina deve fare i conti con successi e ko. Negli ultimi giorni alcuni focolai del virus scoperti a Orani e Sarule hanno fatto registrare un rallentamento nel lungo percorso verso la vittoria finale. Ma Alessandro De Martini, al timone della task force incaricata di debellare la peste, è convinto che il traguardo del 2018 possa ancora essere tagliato. Che la guerra contro la Psa si possa vincere come è già successo in Spagna. Basta che nei prossimi due anni il numero dei focolai si riduca fino allo zero. Un obiettivo che, sostiene il numero uno dell’Unità di progetto, si può raggiungere solo con la collaborazione di tutti. Allevatori in primis, ma anche amministratori.

Nuovi focolai. La notizia dei nuovi focolai registrati in alcuni centri dell’isola, in Barbagia, l’Ogliastra e il Goceano, è stata una doccia fredda per l’Unità di progetto impegnata nella guerra contro la peste suina. «Purtroppo c’è stata una recrudescenza rispetto al mese di maggio – dice De Martini –. I dati recentissimi parlano di focolai a Sarule e Orani. Evidentemente c’è stata un po’ di sottovalutazione da parte di qualche allevatore».

Fine 2018. Una frenata che però non vuole dire sconfitta. Anzi il responsabile dell’Unità di progetto è ancora convinto che l’obiettivo 2018 possa essere raggiunto. «Se entro i prossimi due anni non registriamo nuovi focolai di peste suina noi possiamo ragionevolmente chiedere di non essere più dichiarati endemici. Che non significa che la peste suina non esisterà più in Sardegna, qualche caso potrà capitare sempre. Come oggi in Spagna. Ma non sarà più così diffusa come lo è oggi».

Collaborazione. Il traguardo, dunque, si può tagliare ma la Regione chiede il sostegno dei diretti interessati. Gli allevatori. «Collaborare è solo nel loro interesse, perché la peste suina blocca tutta la loro attività. Per questo siamo riusciti ad andare incontro alle loro richieste, 6 mesi di trattativa col ministero, ma alla fine abbiamo ottenuto un iter agevolato per gli allevatori che intendono emergere dalla illegalità».

Ravvedimento operoso. Il via libera del ministero consente infatti agli allevatori di maiali che si autodenunciano di pagare una mini sanzione di 430 euro al posto del salasso da 10mila euro. «Grazie al ravvedimento operoso è possibile mettersi in regola pagando una piccola sanzione entro 15 giorni dalla autodenuncia. Ma se uno viene trovato con suini non registrati la regola del ravvedimento operoso non vale e sarà costretto a pagare la maxi multa da 10mila euro».

Il ruolo dei sindaci. Ma la Regione non chiede solo l’aiuto degli allevatori. Vuole al suo fianco anche i sindaci. «E ci sono – tiene a sottolineare De Martini –. Con loro abbiamo rapporti costanti. Il sindaco è un pubblico ufficiale e ha anche l’autorità sanitaria locale. Noi interveniamo quando l’allevatore è nascosto nell’ombra, ma se ci sono nome e cognome non c’è pericolo, quando l’allevamento è legale intervengono i sindaci. È accaduto nei giorni scorsi a Orani, Sarule, Pattada, Osini, Torpè».

Sindaci contro. Non tutti però la pensano allo stesso modo. «Sono giusto un paio quelli con cui abbiamo problemi». Di più sull’argomento De Martini non dice. Neanche sul sindaco di Desulo, Gigi Littarru, che ha accusato l’Unità di progetto di aver portato la peste suina nel suo comune. «Lo prendo come uno sfogo» taglia corto, non prima di aver sottolineato come la Psa sia presente nell’isola da 40 anni e la sua task force sia operativa da appena due.

Controlli a tavola. Intanto, dalle campagne la guerra alla peste suina si è spostata nei ristoranti, negli agriturismi e nelle sagre. Con controlli semestrali nelle zone a più alto rischio e annuali nel resto dell’isola. «Si tratta di controlli a tutela dei consumatori – spiega De Martini –. Bisogna chiudere il mercato alle carni suine irregolari. Il porcetto di Natale acquistato dall’allevatore non è per forza di qualità, deve avere il bollo rettangolare. Che se da un lato vuole dire che non può essere esportato, dall’altro significa che è stato controllato. Discorso che vale anche per le sagre: è inaccettabile che a chi va in queste manifestazioni vengano dati prodotti senza il bollino di qualità».

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