La Nuova Sardegna

Sassari

Graziano Mesina condannato per droga, la vita spericolata del re del banditismo

di Agostino Murgia
Graziano Mesina condannato per droga, la vita spericolata del re del banditismo

L’ex primula rossa di Orgosolo ha trascorso in prigione 44 dei suoi 74 anni . Con l’ultima sentenza ha perso anche la grazia che gli era stata data da Ciampi

14 dicembre 2016
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NUORO. Recordman di evasioni ma anche di rientri in carcere dopo aver ottenuto la libertà: l'ultima condanna di Graziano Mesina arriva a 56 anni dal primo arresto, quando all'età di 14 anni entrò per la prima volta in carcere per porto abusivo di armi. Tra evasioni più o meno rocambolesche, permessi revocati e condanne varie non è facile tenere il conto dei suoi ingressi nei penitenziari di mezza Italia.

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Con l'ultimo arresto del giugno 2013 e il suo epilogo giudiziario, l'ex superlatitante di Orgosolo si è giocato anche la grazia che nel 2004 gli era stata accordata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Un episodio che sembra quasi ricalcare gli avvenimenti che tra il 1992 e il 1993, ad Asti, lo avevano portato a perdere la libertà condizionale che gli era stata concessa nel 1991. «Devo ammettere _ disse allora il presidente del tribunale di sorveglianza di Torino dopo il provvedimento di revoca – che Mesina ha smentito la fiducia che gli avevamo dato. Quando gli avevamo concesso la semilibertà lo avevamo fatto perché eravamo sicuri del suo ravvedimento, ma ora siamo costretti ad ammettere che non ha utilizzato i 29 anni trascorsi in carcere per imparare a riflettere: non sono serviti a niente».

Quei 29 anni passati in cella (seppur non consecutivamente) continuarono ad aumentare sino a giungere a 41 nel novembre del 2004, quando finalmente riuscì a riconquistare la libertà. Ora sono arrivati a 44 su 74 anni di vita, compresi lo svezzamento e l'infanzia.

Un altro avvenimento quasi enigmatico della carriera carceraria di Graziano Mesina avvenne nel 1985, quando inspiegabilmente si bruciò la possibilità di ottenere la semilibertà. Recluso nel penitenziario di Porto Azzurro, dove scontava la condanna all'ergastolo per omicidio, sequestro di persona e altri reati, aveva ottenuto un permesso per andare a trovare il fratello. Lui però preferì scappare con una donna che gli scriveva in carcere. I due vennero catturati dopo una settimana in una casa di Vigevano. Nuovo rientro nelle patrie galere, quindi, dove la permanenza durò sino al 1991, anno nel quale ottenne la libertà condizionale. Si trasferì a San Marzanotto, un paesino vicino ad Asti, dove trovò lavoro come guardiano.

Il 10 luglio del 1992, dopo la liberazione del piccolo Farouk Kassam, “Grazianeddu” sostenne di aver avuto un ruolo determinante nelle trattative per il rilascio del bambino. Poco tempo dopo venne però nuovamente arrestato con l’accusa di traffico d’armi, inchiodato da una perquisizione e da una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. Venne condannato a otto anni e rimandato a scontare la pena dell’ergastolo. Rimase in carcere sino al 2004, quando arrivò la concessione della grazia.

La lunga permanenza in cella di Mesina è stata costellata anche da una serie di evasioni. Tra le più clamorose quella del 6 settembre del 1962 dal reparto blindato dell’ospedale di Nuoro e quella dell’11 settembre del 1966 dal carcere di San Sebastiano a Sassari. Nella fuga lo seguì un altro detenuto, lo spagnolo ed ex legionario Miguel Asencio Prados, detto Atienza, che fu suo compagno nella latitanza. In questo periodo il bandito di Orgosolo divenne uno dei protagonisti della cronaca nera isolana, dedicandosi principalmente a una serie di sequestri persona che crearono un forte allarme. Atienza venne ucciso nel 1967 in un conflitto a fuoco nel Supramonte di Orgosolo, mentre Mesina continuò la carriera di bandito sino 26 marzo del 1968, quando venne catturato da una pattuglia della polizia stradale mentre rientrava a Orgosolo a bordo di una Fiat 850.

Altra clamorosa evasione il 20 agosto del 1976, quando riuscì a scappare dal carcere di Lecce insieme con il nappista Martino Zicchitella e altri dieci reclusi.

Rimase alla latitanza sino al 16 marzo del 1977, quando venne catturato in un paesino vicino a Trento.

Un lasso di tempo abbastanza breve, ma sufficiente a far crescere il suo curriculum con nuove condanne per sequestro di persona, rapine e altri reati.

Dopo l’ultimo arresto del 2013 Graziano Mesina è stato accusato – sulla base di un’intercettazione ambientale – anche dell’omicidio di Santino Gungui, di Mamoida, risalente al 1974. Accusa dalla quale è stato però assolto.

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