La Nuova Sardegna

Sassari

Mos, stangata Tari «Il Comune ci aiuti»

Mos, stangata Tari «Il Comune ci aiuti»

Maxi bolletta da 12mila euro per il movimento omosessuale «Il volontariato non è spazzatura, la tassazione è ingiusta»

20 dicembre 2016
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SASSARI. Un conto da 12mila euro, presentato dall’amministrazione comunale al Movimento omosessuale sardo per la rimodulazione della Tari relativa alla sede dell’associazione. A darne notizia una nota del movimento, che attacca: «Il Mos negli ultimi due anni, ha cercato in ogni modo di trovare un appiglio in un regolamento, quello sull’applicazione della tassa rifiuti, che non fa molte distinzioni tra un’associazione di volontariato ed un centro commerciale. Secondo il regolamento solo le strutture che si occupano dei “bisogni primari” della popolazione sono esentate dal pagamento: ovvero chi offre posti letto o pasti caldi alle persone disagiate. Tutti gli altri devono pagare e non in base alla reale produzione di rifiuti, ma della superficie occupata. La sede del Mos, prima condivisa con il circolo Arci Borderline, chiuso dal Tribunale nel 2004, è piuttosto grande e, moltiplicando i metri quadri per la quota dovuta, il conto diventa troppo oneroso: circa 2500 euro all’anno, a fronte dei 500 euro finora pagati. Una cifra spropositata per un’associazione totalmente autofinanziata».

Dal Mos, che fra qualche mese festeggerà 25 anni di attività sul territorio, fanno sapere che pagare tutti quei soldi sarà davvero un problema: «Abbiamo resistito ad attacchi omofobici di ogni tipo e rischiare la chiusura per la mondezza è davvero ridicolo – sbotta Barbara Tetti, alla guida dell’associazione dal 2013 – . Non hanno tenuto conto né della nostra storia né dei servizi che eroghiamo, gratuitamente, alla popolazione: dal telefono amico, al counseling, all’informazione sull’Aids e le Malattie Sessualmente Trasmissibili, ai seminari di formazione per docenti e tanto altro. Ma anche uno spazio a disposizione della città, con l’organizzazione di laboratori teatrali, corsi di informatica, di inglese o di italiano per persone disagiate e stranieri; o con la raccolta di materiali, come vestiti e medicinali, per le zone terremotate, per i profughi o per le persone bisognose. Tutto questo ora non sarà più possibile».

«La prossima raccolta di indumenti e coperte la faremo a Palazzo Ducale – ironizza Tetti– . Ma se non si troverà una soluzione, la stessa sorte potrebbe toccare anche agli uffici e alla sala conferenze». Infine appello all’Amministrazione: «non abbiamo mai chiesto niente e da 25 anni ci autofinanziamo ora però pretendiamo che il Comune trovi una soluzione ad una ingiusta tassazione». E il lancio di una campagna «Il volontariato non è spazzatura» che vuole essere insieme di sensibilizzazione e di raccolta fondi.

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