La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l'appello di un padre: «Mio figlio è malato non può stare in cella»

di Luca Fiori
Francesco Niort mostra il certificato di dimissioni dall'ospedale dopo il tentato suicidio del figlio Simone
Francesco Niort mostra il certificato di dimissioni dall'ospedale dopo il tentato suicidio del figlio Simone

Il babbo di Simone Niort, accusato di tentato omicidio, si rivolge ai magistrati: «Intervenite prima che sia troppo tardi»

24 dicembre 2016
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SASSARI. «Mio figlio ha già tentato due volte di togliersi la vita in cella, è un ragazzo che ha gravissimi disturbi della personalità, non può stare in carcere e se qualcuno non interverrà prima possibile ho paura che ci riproverà».

È un appello disperato quello di Francesco Niort, padre di Simone il 19enne arrestato a metà giugno con l’accusa di tentato omicidio per aver picchiato - stando alle accuse della Procura - la compagna con un bastone e una spranga di ferro in preda a un raptus di gelosia. Ora il padre spera che il giudice delle indagini preliminari conceda a suo figlio gli arresti domiciliari sollecitati più volte per motivi di salute dall’avvocato Marco Palmieri, ma finora non concessi.

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Il giovane aveva cercato di farla finita tre giorni dopo l’arresto alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia, infilando la testa dentro un cappio costruito con un lenzuolo e lasciandosi penzolare all’interno della cella di isolamento. La sera del 12 dicembre all’interno delle quattro mura che Simone divide con altri tre detenuti è andata in scena la stessa terribile sequenza di sei mesi fa. Il giovane ha atteso che i compagni di cella si addormentassero, poi - dopo essersi tagliato le vene dei polsi - ha arrotolato un lenzuolo lo ha cosparso di sapone per renderlo più scorrevole e dopo averlo legato alle sbarre della finestra ha provato a togliersi la vita. Per sua fortuna i compagni di cella si sono svegliati e dopo averlo liberato dal lenzuolo che aveva intorno al collo hanno chiamato i soccorsi. Simone Niort sanguinava ed era privo di sensi, ma la corsa in ambulanza verso il pronto soccorso gli ha salvato la vita. Dopo un ricovero di poco più di un’ora nel reparto di Rianimazione i medici hanno firmato il foglio di dimissioni e lo hanno rimandato nel carcere di Bancali.

«Mio figlio in quel momento aveva bisogno di cure - si rammarica il padre - e invece è stato riportato in carcere e tenuto una settimana in isolamento al freddo. Non voglio discutere le decisioni della direzione dell’istituto - aggiunge - ma spero solo che il giudice a cui si è rivolto il difensore di mio figlio prenda in considerazione il fatto che Simone è un ragazzo che ha gravi disturbi della personalità certificati da tante perizie mediche. Temiamo - continua il genitore - che se dovesse rimanere in carcere cercherà nuovamente di togliersi la vita. Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una sua lettera in cui ci chiede di andare tutti a trovarlo a Bancali - continua Francesco Niort - e temiamo che voglia salutarci prima di compiere nuovamente un gesto inconsulto». Per il 17 gennaio è stata fissata l’udienza davanti al gup per il tentato omicidio di cui Simone Niort è accusato. I familiari temono che da qui a metà gennaio possa capitare qualcosa di brutto.

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