La Nuova Sardegna

Sassari

Olio extravergine per curare l’anima

di Gabriella Grimaldi

Gli utenti del Centro di salute mentale della Asl coinvolti nella produzione in una splendida tenuta alle porte della città

28 dicembre 2016
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SASSARI. Altroché farmaci, altroché sedute di psicoanalisi, è olio quello che ci vuole per guarire la mente, per alleviare i dolori dell’anima. Almeno, è quello che pensano gli ideatori del progetto “Olio per la mente”, un percorso di cui sono protagonisti alcuni utenti del Centro Asl di salute mentale. In un grande oliveto alle porte della città hanno imparato a curare gli alberi, aspettare che i frutti fossero pronti, hanno raccolto le olive e le hanno macinate. Ciò che ne è venuto fuori è un olio extravergine di alta qualità che è stato utilizzato nelle cucine del centro di via Amendola ma soprattutto la consapevolezza del valore di fare un lavoro, di portarlo avanti insieme, di avere un progetto e vederlo crescere sotto i propri occhi e grazie al sacrificio di chi ci ha creduto. E poi è bello stare all’aria aperta, in campagna, mangiare tutti insieme un panino sotto gli alberi centenari nei momenti di pausa e discutere dei prossimi passi da compiere. Adesso gli utenti che si sono cimentati nel progetto dell’olio hanno costituito una cooperativa e la speranza, anzi l’obiettivo concreto, è di entrare nel mercato del lavoro.

Gli inizi. Il progetto “Olio per la mente”, come spiega uno dei responsabili del Centro di salute mentale Giovanni Costa, è nato nel 2014 come attività abilitativa del Dipartimento di Salute mentale della Asl con l’obiettivo sia di promuovere l’inserimento socio-lavorativo nel campo dell’orto-olivicoltura sia di favorire la sensibilizzazione territoriale e la lotta ai pregiudizi nei confronti di chi ha o ha avuto un disagio mentale. Al progetto, che ha preso forma attraverso incontri e tavoli tecnici, hanno preso parte oltre ai protagonisti e agli educatori, le istituzioni pubbliche che hanno offerto la loro collaborazione: la Asl, l’agenzia regionale Laore e l’università di Sassari. L’azienda sanitaria è la proprietaria di un oliveto abbandonato da diversi anni (fino al 2013 era sede di una comunità di recupero) nella zona di San Francesco. Un terreno con una vista mozzafiato sull’isola dell’Asinara esteso 8 ettari in cui sono presenti 700/800 piante di olivo con varie zone destinabili a orticoltura, floricoltura e apicoltura. Si tratta di un lascito alla Curia che poi nel tempo è passato al Comune e alla Sanità, quindi alla Asl. Al centro c’è un grande casale da ristrutturare e un capannone che fino a qualche tempo fa conteneva il frantoio, poi purtroppo dismesso.

L’attività. Lì è cominciata l’avventura di quindici persone che dal mese di febbraio a maggio del 2014 hanno partecipato a un corso tenuto da tecnici Laore sulla biologia dell’olivo, la potatura, la difesa fitosanitaria, la qualità dell’olio e le tecniche di assaggio. Poi, grazie a un finanziamento garantito dalla Fondazione di Sardegna sono stati acquistati gli strumenti per passare all’opera. «Abbiamo fatto tante riunioni e poi finalmente ci siamo trovati davanti a questi alberi meravigliosi - racconta Pietro -. Io qualcosa la sapevo fare perché da piccolo andavo in campagna con i miei. Ma è stata una esperienza bellissima. Mi piace stare all’aria aperta e lavorare insieme agli altri. La speranza è che il progetto possa continuare». C’è voluto molto lavoro per ripulire tutte le piante da montagne di rovi e rampicanti selvatici, poi è arrivato il momento della potatura fino a che, a fine 2014, i giovani del gruppo hanno proceduto alla prima raccolta delle olive. Grandi reti verdi sotto gli alberi, abbattitori elettrici e poi il trasporto verso il frantoio messo a disposizione dall’azienda San Pasquale. «La prima annata è stata ottima - dice Rita -, vedere l’olio che usciva dalla macchina dove erano entrate le nostre olive è stato molto emozionante. L’olio era buonissimo, ma anche quest’anno l’aria che arriva nell’oliveto ha consentito di ottenere un prodotto notevole».

Il futuro. Tanto entusiasmo dunque e dall’anno scorso anche una cooperativa, la Totu Paris, di cui fanno parte i dieci utenti che seguono il progetto. Lo scopo è quello di consolidare l’esperienza e trasformare un laboratorio in un’attività lavorativa vera e propria. «Sono stati fatti tutti i passi necessari per rendere operativo questo organismo - dice il dottor Costa -. Ci sono anche ostacoli burocratici che stiamo superando con il lavoro continuo dei membri della cooperativa ma l’importante è che la Asl conceda alla coop il terreno in comodato d’uso. Solo così si potranno sviluppare progetti concreti che impegnino proficuamente queste persone nel mercato del lavoro».

La direzione della Asl effettivamente aveva promesso che la delibera per il comodato d’uso sarebbe stata fatta al più presto però, con la fine del commissariamento e l’arrivo del nuovo staff, la volontà sembra essersi un po’ persa mentre continua immutato l’entusiasmo degli utenti alcuni dei quali hanno deciso di approfondire le proprie competenze in agricoltura. In due stanno frequentando il corso per lavorare in una fattoria didattica, altri si stanno specializzando in orticoltura. Tutte attività che potrebbero essere portate avanti nella tenuta di San Francesco dando una forte motivazione al gruppo, creando economia e meno assistenzialismo. Nell’attesa sono già pronte le zone del terreno dove, a partire da febbraio, potrebbero essere messe a dimora le piantine di verdure. E i ragazzi di Totu Paris vogliono scommettere sul loro futuro.

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