La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, chiude il laboratorio d’analisi e dona tutti i macchinari all’Angola

di Giovanni Bua
Sassari, chiude il laboratorio d’analisi e dona tutti i macchinari all’Angola

Cicci Gaiani "pensiona" la storica struttura di via Diaz e invia tutto il materiale a un centro sanitario in Africa

12 gennaio 2017
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SASSARI. Devono ringraziare la “crisi di vocazione” dei due figli, uno ricercatore universitario al Dadu, l’altro avvocato civilista. E il mal d’Africa di un’architetta amica di famiglia, che dal 2011 è andata nel continente nero 12 volte, portandosi dietro due container di aiuti lunghi dodici metri e pesanti 24 tonnellate. E chiaramente il cuore d’oro da fresca nonna di Giuseppina Gaiani, per tutti Cicci. Che, dopo aver deciso di andare in pensione alla fine del 2015, e di chiudere lo storico laboratorio in via Diaz che ha analizzato il sangue di tre o quattro generazioni di sassaresi, non ci ha pensato due volte a impacchettare tutto il materiale e spedirlo in centro Africa, Mbanza Congo, nord estremo dell’Angola.

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Devono ringraziare tutto questo gli abitanti di quella poverissima regione, devastata da 30 anni di guerra civile, se a disposizione nel loro sgangherato Centro di salute Medica, senz’acqua corrente, luce, bagni e cucina, ora c’è un moderno laboratorio d’analisi, fornito di centrifughe, emoglobinometri, strumenti per l’analisi delle urine, cappa termostatica, reagenti. Decine di migliaia di euro di materiale, in un angolo di mondo in cui anche comprare una finestra o il materiale per fare un solaio è un’impresa. E dove gli abitanti devono ancora combattere con tifo, colera, poliomelite e malaria, oltre a tubercolosi, epatiti e febbri emorragiche.

È arrivato la scorsa estate dentro un container il laboratorio, insieme a una decina di tonnellate di altro materiale, messo insieme da una testarda architetta sassarese, Francesca Sanna, che nella famiglia Gaiani è di casa, e che ha contagiato alla dottoressa il suo sconfinato amore per l’Africa.

«La scelta è stata semplice – racconta Cicci Gaiani – avevo deciso di andare in pensione. Mio marito (il chirurgo e accademico Pinotto Dettori, ndc), era già a riposo dal 2012. Abbiamo corso entrambi tanto nella nostra vita. Ed era arrivato il momento di dedicarsi a fare i nonni. Francesca qualche volta si era consigliata con me, chiedendomi quali fossero i materiali medici da acquistare per mandarli in Angola. Quando ho capito che con la mia pensione le serrande del mio studio sarebbero rimaste abbassate mi è sembrata la cosa giusta da fare spedire tutto in un luogo dove quelle apparecchiature, quei reagenti, ma soprattutto quei pezzi della mia vita, avessero un significato».

E così è stato. Tanto che alla notizia che un intero laboratorio di analisi sarebbe arrivato nel centro Africa il primo a fare festa è il vescovo locale, Vicente Carlos Kiaziku, un padre Cappuccino angolano che gestisce la vasta diocesi che ospita il centro salute. Che è tutt’altro che una struttura “confessionale”, anzi: ci lavorano medici cubani e ricercatori italiani, volontari europei e i primi dottori locali. Lui prende un ’aereo e vola a Sassari, per comunicare alla dottoressa che la struttura avrà il suo nome “Laboratorio Gaiani”.

«È una bella emozione – sottolinea Cicci Gaiani –, anche se il vero merito è di Francesca Sanna. Io ho fatto una cosa che mi è parsa molto naturale». In realtà la dottoressa non si limita a donare apparecchiature e reagenti mandati in pensione. Molti sono troppo sofisticati per reggere al caldo infernale, alla polvere e soprattutto all’assenza d’acqua. «Diciamo – spiega – che avevo una lista di quello che sarebbe servito per mettere in piedi un laboratorio d’analisi efficiente. E quello che non avevo l’ho comprato. Niente di eccezionale comunque. Possono bastare poche migliaia di euro per donare macchinari che per quelle comunità hanno un valore incommensurabile, e un prezzo di acquisto sui loro mercati irraggiungibile. Quello che ho fatto io alla fine è poco, mi sono limitata a restituire la minima parte delle gioie che la vita mi ha donato e continua a donarmi».

In programma ora c’è un viaggio in Africa, a visitare l’ambulatorio Gaiani: «Un’idea che mi affascina – spiega la dottoressa – e sicuramente tra i miei progetti. Anche se ora la mia priorità è quella di fare la nonna a tempo pieno. E non nascondo che ho un po’ di paura di prendere il mal d’Africa anche io. Una volta che vedi quanto c’è da fare in questi posti, e quanto puoi fare, è difficile tornare indietro».

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