La Nuova Sardegna

Sassari

Caos trasporti, aerei pieni e treni lumaca: benvenuti in Sardegna

di Silvia Sanna
Il "pendolino" alla stazione di Cagliari
Il "pendolino" alla stazione di Cagliari

Le criticità del comparto penalizzato da handicap storici e scelte sbagliate. Le strade-cantiere dividono i territori e limitano gli scambi economici

11 febbraio 2017
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SASSARI. I grandi della terra arrivano a parlare di trasporti nell’isola dove i trasporti sono un argomento quotidiano. Perché le condizioni delle strade sono pessime e i treni viaggiano a singhiozzo, tra guasti e ritardi. E perché viaggiare in aereo, soprattutto nel Nord Ovest dell’isola, da diversi mesi è diventato molto complicato. Il summit in programma a Cagliari si svolgerà in un’isola che vive un doppio problema di mobilità, interna ed esterna. Un’isola che paga un ritardo storico dal punto di vista infrastrutturale ed è vittima di scelte, anche più recenti, che si sono rivelate sbagliate.

Un esempio: l’acquisto di treni “veloci” da utilizzare su una rete ferroviaria costruita nell’Ottocento e in lunghi tratti mai riammodernata. Il risultato è che i treni sono obbligati a viaggiare con il freno a mano tirato. Perché i pendolini possano pendolare serviranno investimenti a molti zeri. La giunta Pigliaru, che questi treni li ha ereditati, ha messo in campo investimenti importanti. Ma per ora il viaggio da Sassari a Cagliari dura minimo 2 ore e 45, lo stesso tempo che si impiega per andare da Roma a Milano, molti chilometri e tanta comodità in più. Per questo in Sardegna il treno non è ancora un’alternativa valida per chi non vuole usare l’auto. Forse lo sarà un domani, quando magari anche le strade dell’isola avranno un aspetto migliore. Oggi tante sono un cantiere aperto. La Sassari-Olbia, la quattro corsie attesissima ma che stenta a decollare. E due territori, due porti e due aeroporti sono condannati a restare lontani. Poi c’è la statale 131, la principale dell’isola, che nella parte Nord – da Oristano a Sassari – ha bisogno di una vigorosa messa a punto.

I soldi ci sono, questa è la notizia consolante. E poi ci sono strade secondarie ma cruciali per garantire i collegamenti nelle aree interne, tra quei paesi in emorragia costante di abitanti: da cinque mesi un enorme masso franato dalla parete rocciosa taglia in due l’Orientale sarda, tra Dorgali e Urzulei. L’altra croce è quella dei trasporti aerei e marittimi. Un’offerta insufficiente la prima, considerata in alcuni periodi dell’anno la difficoltà a trovare posto, ma anche il taglio di tante rotte low cost. Le navi invece non mancano, l’offerta di recente è aumentata. Ma i prezzi, soprattutto per chi ha famiglia, continuano a non essere popolari.

Se al summit si volesse parlare della mobilità in Sardegna, ci sarebbe molto da dire. Non massimi sistemi ma stretta quotidianità di un’isola sempre più isolata.

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