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Sassari, l’amarezza dei negozianti del centro storico: «Il Comune è contro di noi»

Sassari, l’amarezza dei negozianti del centro storico: «Il Comune è contro di noi»

Tra le vie del Corso monta la disperazione e la paura: «Ci sentiamo abbandonati». Alcune attività storiche con oltre cento anni di vita ora rischiano di chiudere

18 febbraio 2017
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SASSARI. «A questo punto è chiaro che questa amministrazione è dichiaratamente contro i commercianti». Non usa giri di parole Eulalio Capitta, titolare di uno dei negozi di alimentari più antichi del corso Vittorio Emanuele, per descrivere lo stato d’animo di chi ogni mattina continua a tirare su la serranda della sua attività in quello che ormai è diventato un deserto. Il Corso, con la sua desolazione, oggi racconta meglio di qualsiasi altra via della città come è cambiato il centro negli ultimi anni. «Noi siamo qui dal 1903 - racconta il titolare - ma non so per quanto tempo riuscirò ancora a resistere. Prima di me mio nonno e poi mio padre hanno dedicato la vita a questa attività e io ora mi ritrovo a dover fare i salti mortali per non mandare a casa i dipendenti. Il centro ormai è un deserto - continua - e la colpa è di chi ha amministrato la città negli ultimi anni e di chi la sta amministrando ora. Per Natale il regalo che ci ha fatto il Comune è stato quel presepe in porta Sant’Antonio che ha sbarrato la strada e ci ha fatto perdere il 50 per cento degli incassi. Questa città è in ginocchio anche per colpa della Soprintendenza che impedisce di buttare giù il Turritania e creare un ingresso in città verso il centro».

Ma c’è anche chi non si sente più al sicuro. «Specialmente la domenica mattina - spiega Cristina Atzeri l’edicolante di piazza Azuni - devo confessare che ho paura, e non solo alle 6.30 quando apro l’edicola, ma anche il resto della mattinata perché purtroppo non passa quasi nessuno. Se aprissero la ztl almeno la domenica mattina, forse si vedrebbe qualcuno in più».

Chi di gente ne ha vista tanta negli ultimi cinquant’anni è il pizzaiolo Bruno Giordano di piazza Colonna Mariana. «Un tempo - racconta - facevo 250 pizze a sera, ora quando arrivo a 20 me le bacio. Ormai la gente ha paura a venire da queste parti, c’è troppa droga e troppo degrado».

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Per Stefania Zichi della tabaccheria del Corso la mazzata è stata «la decisione di portare via gli uffici del comune da via Pais - spiega - in questo modo tante persone non hanno più alcun motivo per passare da queste parti».

Ma in testa ai motivi, soprattutto la sera, c’è sempre la paura. «Tutti questi negozietti di stranieri che restano aperti tutta la notte - racconta Giuseppe Merella gestore di uno dei pochi circoli rimasti al Corso - a una certa ora diventano un punto di ritrovo per tossicodipendenti, servirebbero più controlli».

A poche centinaia di metri da qui in via Turritana, in quell’incrocio che un tempo era chiamato “le quattro cantonate”, Angela Delrio punta il dito contro la ztl. «Prima i nostri clienti arrivavano anche da altri quartieri - spiega la titolare alla storica frutta e verdura aperta nel 1959 - ora non è più così. Abbiamo perso più del 50 per cento - conclude - ma riusciamo a resistere puntando sempre sulla qualità». (l.f.)

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