La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, blitz dei vigili: accattone ma guadagna come il sindaco

di Luigi Soriga
I vigili urbani fermano il giovane nìgeriano nei parcheggi Atp
I vigili urbani fermano il giovane nìgeriano nei parcheggi Atp

Un migrante chiede l’elemosina in modo molesto e ogni giorno cambia dai 60 ai 130 euro in spiccioli alle casse Atp

03 marzo 2017
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SASSARI. Dalle parti di via dei Mille si era fatto una pessima fama: insistente, aggressivo, chiede i soldi in maniera invadente. Sprezzante se gli allunghi pochi centesimi: le monetine piccole le lancia per terra con sdegno. Provocatore: se qualcuno lo ignora, lui risponde con i versi del rapper Bello Figo Gu: «No pago affitto, no faccio operaio». Insomma, uno di quei migranti (per fortuna un esemplare a sè e un caso limite) che purtroppo non fa una campagna promozionale alla tolleranza e all’accoglienza.

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I vigili urbani, dopo l’ennesima lamentela e segnalazione, hanno voluto vederci più chiaro. Alcuni di loro si sono tolti le divise e in maniera molto discreta hanno voluto seguire da vicino questo professionista dell’accattonaggio molesto. E alla fine di un’intera giornata di monitoraggio in borghese, la scoperta è clamorosa: i guadagni sono da manager. Si va da un minimo di 60 euro quotidiani per arrivare a picchi di 130. Si parla di circa 35mila euro all’anno, esentasse: circa lo stipendio del sindaco Nicola Sanna, giusto per fare un esempio.

In ogni modo questo ragazzo nigeriano di 25 anni la sua occupazione la prende con molta serietà. Si sveglia presto, e dal centro di accoglienza di Lu Bagnu ogni mattina sale sull’autobus (potrebbe anche permettersi un taxi) e arriva a Sassari. Alle 9 timbra il cartellino ai parcheggi Atp di via dei Mille, quelli di fronte al Pronto Soccorso. O meglio: aspetta che gli automobilisti timbrino il cartellino, e inseriscano il ticket obliterato per poi entrare in azione con tempismo chirurgico. Il posizionamento è tattico: sia di fronte alle casse automatiche che davanti a quelle con operatore, l’utente è disarmato. Non può cavarsela con la classica scusa: “non ho spiccioli”, perché il resto tintinna nelle sue mani. Perciò è molto più facile che, colto in flagranza di ricchezza, allunghi la monetina. E difatti, questa perseveranza dà i suoi frutti. Dalle 9 alle 14 e dalle 15,30 alle 20, orario d’ufficio con un pizzico di straordinario, e i 90-100 euro di media sono in cassaforte. E tutto sarebbe passato sotto traccia se il ragazzo non avesse canticchiato le rime di Bello Figo Gu e soprattutto se ogni giorno non avesse cambiato il chilo e mezzo di spiccioli alle casse degli operatori Atp. Che così, ogni fine mese, potrebbero fare i suoi commercialisti con tanto di dichiarazione dei redditi. Sentiti dai vigili urbani hanno svelato l’altra faccia dell’elemosina: non quella che ti aiuta a comprare il pane, ma il business con cifre insospettabili.

Occorre naturalmente fermarsi un attimo e fare un distinguo: si tratta di un caso eclatante, e guai a generalizzare. La maggior parte dei profughi se la passano davvero male e allungano educatamente il bicchiere per reale necessità, e per raccogliere risorse da spedire alle proprie famiglie. «A Sassari l’accattonaggio molesto è un fenomeno molto marginale – spiega il comandante dei vigili urbani Gianni Serra – riceviamo numerose segnalazioni e il nostro monitoraggio è molto capillare. Ma finora questo è il secondo caso rilevante che abbiamo riscontrato e sanzionato. C’è la violazione all’ordinanza sindacale numero 41 del 16 giugno 2016 che vieta l’accattonaggio e si parla di un reato con risvolti penali».

Per quanto riguarda poi la denuncia di ieri, è la prima sanzione in Sardegna, e forse in tutta Italia formalizzata sulla base del nuovo decreto sulla sicurezza urbana emanato il 20 febbraio. «Contempla una serie di prescrizioni per chi chiede l’elemosina in determinate zone della città. Ci sono quelle di interesse storico, le stazioni, e in questo caso anche i parcheggi. La multa prevista, che noi applicheremo, va dai 100 ai 300 euro. Inoltre abbiamo inviato una relazione anche al centro di accoglienza di Lu Bagnu, perché nei regolamenti di queste strutture c’è l’espresso divieto per gli ospiti di dedicarsi all’accattonaggio».

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