La Nuova Sardegna

Sassari

Strade e morti, filmati choc per gli alunni di Sassari

di Luigi Soriga
Un momento dell'incontro tra vigili urbani di Sassari e studenti all'istituto Devilla
Un momento dell'incontro tra vigili urbani di Sassari e studenti all'istituto Devilla

Oltre 400 studenti del Villa ammutoliti davanti alla campagna d’urto della polizia municipale sulla sicurezza alla guida

10 marzo 2017
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SASSARI. Ci vuole un pugno nello stomaco per ammutolire un’aula magna zeppa di studenti. Quando hai dai 15 ai 18 anni, l’attenzione e il pensiero sono quanto mai volubili. E invece al De Villa c’è un silenzio di tomba, e 400 occhi incollati a un mega schermo. Quelle che scorrono sono immagini crude, girate con cam amatoriali o telecamere stradali che meglio restituiscono il senso di realtà. Perché in quelle scene di morte non c’è montaggio e finzione. L’unica regia che muove i fili è la stupidità, l’imprudenza o la pazzia degli automobilisti. Si vede un camion che non rallenta davanti a un attraversamento pedonale e travolge in pieno una mamma con un passeggino. Il figlio e la carrozzina finiscono sotto il paraurti.

Si vedono moto a folle velocità piegare in curva, e il posteriore che perde aderenza: il centauro finisce a rotolare come una trottola sull’asfalto a 100 all’ora. E poi si vedono automobili accartocciarsi dopo frontali o tamponamenti, e pedoni fatti volare come birilli.

Le campagne di educazione stradale non mostrano mai in maniera così asettica e chirurgica la violenza di un incidente. Almeno non in Italia, dove viene applicato una sorta di limitatore all’impressionabilità dello spettatore. E infatti il video proiettato dai vigili urbani fa sprofondare la sala in qualche minuto di apnea. Poi il comandante Gianni Serra prende il microfono: «Troppe volte ho dovuto rispondere a un cellulare che squillava a vuoto, perché il proprietario non era più in grado di farlo. O perché lo stavano rianimando, o perché era già morto. E troppe volte ho dovuto farmi forza per chiamare una madre o un padre per dirgli che il figlio aveva avuto un incidente. Credetemi, è il compito più difficile e ingrato del mondo. E quando poi li avevo davanti, farmi ancora più forza per dirgli la verità, e cioè che il proprio figlio era morto. Io da uomo è una cosa che non accetto: non voglio più dire a una madre che il suo ragazzo ha perso la vita nelle nostre strade». Poi a volte, oltre all’imprudenza ci si mette di mezzo anche il destino. Roberto Minutello, olbiese, ex pilota di Meridiana, oggi cresce i figli della sorella e del cognato. Questi ultimi sono rimasti uccisi in un incidente. L'uomo che causò lo scontro aveva bevuto, aveva imboccato a tutta velocità una strada in contromano, e aveva spazzato uno scooter e le vite di quel padre e di quella madre. Roberto Minutello si è preso cura del nipote come fosse suo figlio e l’anno scorso per miracolo non ha perso anche lui. Il ragazzo, in sella a una moto, è stato travolto da una Bmw che aveva invaso la corsia. Anche stavolta il conducente è risultato positivo all’alcol test. Il ventiduenne è rimasto un mese in coma, le gambe a pezzi, e solo con grandi sacrifici e una lunghissima fisioterapia è riuscito a rimettersi in piedi. «Secondo voi che differenza c’è tra un porto d’arma e una patente? – chiede Minutello agli studenti – ve lo dico io: nessuna. Chi si mette alla guida deve capire che ha un'arma in mano, e se non è usata con buon senso può uccidere».

E i dati della polizia municipale lo confermano: a Sassari nel 2016 gli incidenti stradali sono stati poco meno di 800, circa 100 persone sono state investite, ci sono stati 3 incidenti mortali e centinaia sono stati i feriti. «E sapete ultimamente qual’è una delle principali cause? – avverte Gianni Serra – gli smartphone utilizzati per chattare mentre si è al volante. Sono fonte di distrazione e basta un centesimo di secondo per non riuscire più ad evitare un ostacolo».

«L’incontro di oggi – ha detto l’assessore all Mobilità Antonio Piu – serve a sensibilizzare voi giovani sui temi della sicurezza stradale. È una battaglia sulla quale l’amministrazione è in prima linea. Bisogna capire che dal comportamento di ciascuno dipende l'esistenza non solo nostra ma anche di chi incontriamo lungo la nostra strada».

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