La Nuova Sardegna

Sassari

PARLIAMONE - Via Crucis colorata di lilla

di Daniela Scano
PARLIAMONE - Via Crucis colorata di lilla

Una nuova puntata nella storia infinita della pista ciclabile tra questioni tecniche e improvvise rivolte politiche

12 marzo 2017
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SASSARI. C’è una nuova puntata nella storia infinita della pista ciclabile che sarebbe ormai il caso di ribattezzare “via crucis”. Di rado a Sassari le polemiche sono durate nel tempo e di intensità come quella sui presunti disastri causati dalla pista prima ancora che la dipingessero di lilla. Secondo i detrattori cancella parcheggi, danneggia il commercio, è stata pensata male e realizzata peggio. I malumori si riaccendono ad ogni stato di avanzamento dei lavori. Ovunque sia passata, la pista ha scavato un profondo solco lilla tra i suoi nemici e la giunta comunale che non l’ha progettata, ma che la sta realizzando e se ne assume la responsabilità.

All’inizio la guerra santa contro la ciclabile ha compattato comitati popolari, ha ispirato tormentoni nei social network e vendette rumorose. Basta ricordare i fischi della Faradda, annunciati per mesi fino alla fragorosa serata in mondovisione del 14 agosto.

Da qualche tempo però qualcosa è cambiato. Se chiedi ai sassaresi non coinvolti personalmente cosa pensano della ciclabile, questi fanno spallucce. Non è un segreto per nessuno che la bicicletta non sia mai stata il mezzo di locomozione preferito in città. La questione, quindi, se c’è è essenzialmente politica.

Non è un caso che i “piccoli”, lezioso appellativo degli alleati minori nella indisciplinata coalizione che sostiene la giunta di Nicola Sanna, abbiano deciso di alzare i toni del confronto politico proprio sul tratto della pista ciclabile in corso di ultimazione in via Diaz. I partiti minori e i consiglieri delle liste civiche, compresa quella del sindaco, si sono accorti che il cordolo è troppo alto, ostacola il transito di grossi mezzi. In altre parole, è pericoloso. Hanno ragione ma, anziché limitarsi a segnalare la cosa all’assessore competente, i “piccoli” hanno scritto un pensoso ordine del giorno che è sembrato (ed era) un messaggio politico di turbolenza in arrivo. L’avviso ai naviganti, cioè gli alleati, di un malessere che dalla pista ciclabile porta dritto in riunione di maggioranza. In effetti nelle stanze della politica è in corso una “mediazione” per parlare, si presume, non di dueruote ma di tenuta della coalizione. L’uso della pista ciclabile da parte dei colleghi di maggioranza ha fatto infuriare i consiglieri comunali della opposizione che vantano, o pensano di vantare, un presunto diritto di primogenitura sull’odio verso l’opera pubblica.

Nel frattempo i lavori vanno avanti e un cordolo di colore sgargiante risale gagliardo via Diaz puntando verso via Duca degli Abruzzi dove la pista dovrebbe chiudere l’anello ciclabile che il progettista, con un controverso guizzo d’ingegno, a suo tempo immaginò che dovesse circumnavigare il centro urbano. Peccato che in via Duca degli Abruzzi i lavori siano fermi per un contenzioso con l’impresa che li stava realizzando.

In attesa che la politica cittadina scenda dalla bicicletta e trovi altri argomenti per mostrare i muscoli o per regolare i conti, quasi nessuno si è accorto che nel tratto di pista ciclabile già utilizzabile i ciclisti sono rari come i panda nelle montagne della Cina. Fanno quasi tenerezza, così soli in quel nastro stradale lastricato di polemiche. Tanto rumore per niente?

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