La Nuova Sardegna

Sassari

A Ossi è rivolta: «No alla cava vicino alle nostre case»

di Pietro Simula
A Ossi è rivolta: «No alla cava vicino alle nostre case»

Il sindaco chiede alla Regione di annullare la concessione «Non vogliamo subire come avvenne con l’Italcementi»

25 aprile 2017
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OSSI. Dopo la pubblica assemblea svoltasi al Casablanca, procede su più fronti la strategia messa in campo dall’amministrazione comunale volta a provocare un ripensamento della Regione sulla nuova autorizzazione di cava concessa per dieci anni in località Su Padru alla ditta “Monte Rosè”.

Il primo atto è stato il conferimento dell’incarico a un legale per l’avvio delle procedure di opposizione al Tar Sardegna. Contestualmente sono stati avviati dei contatti informali con la presidenza della giunta regionale e con la presidenza della commissione regionale per le Attività Produttive. Prosegue inoltre la serie di sopralluoghi nell’area circostante la zona di cava alla ricerca di ulteriori elementi che possano contribuire a supportare le ragioni già espresse nelle sedi competenti, in particolare di emergenze storiche, archeologiche e paesaggistiche.

Nei giorni scorsi il sindaco Giovanni Serra ha inviato al presidente della giunta regionale formale richiesta per essere ricevuto insieme ad una rappresentanza consiliare allo scopo di esporgli «la grave situazione di disagio e malcontento che si sta delineando nella popolazione e nell’istituzione consiliare a seguito della determinazione approvata dal Servizio Attività estrattive regionali per la coltivazione della cava di inerti e calcare situata nell’agro di Ossi».

«Pensavamo – ribadisce il sindaco nella lettera inviata al presidente della Regione – che l’incubo delle mine, dell’estrazione, del disastro ambientale, subito per decenni dalla popolazione tramite la “Italcementi s.p.a.”, fosse terminato, considerato che dal lontano 2010 la cava non veniva più utilizzata in quanto legata allo stabilimento di produzione di cemento ubicato in località Scala di Giocca».

Si pensava – aggiunge – che anzi scaturisse la fase di ripristino ambientale per salvaguardare lo stato dei luoghi gravemente compromesso. Invece «al danno pregresso ora si aggiunge la beffa».

Serra anticipa al presidente Pigliaru alcuni dati sostanziali di cui non si è, a suo parere, tenuto conto. E cioè che la cava in questione non dista due chilometri dall’abitato, ma è al limite di zone C, ad una distanza di 150 metri da alcune abitazioni e di 400 metri dall’abitato. Così come non si è tenuto conto che a circa 200/250 metri esiste un campo sportivo, una tensostruttura, un deposito di 12,5 metri cubi di gas, l’ecocentro comunale ed un lavaggio per auto.

Oltre all’incontro con Francesco Pigliaru, il sindaco Serra ha inviato richiesta per una urgente audizione al presidente della commissione Attività Produttive Luigi Lotto.

«Motivazioni antropiche, di salute pubblica, di polveri, di totale disinteresse nei confronti dell’ambiente, di sottovalutazione dello sviluppo urbanistico ed infrastrutturale del nostro territorio – è la considerazione finale del primo cittadino – sono elementi che debbono deporre a favore delle nostre richieste».

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