La Nuova Sardegna

Sassari

il processo

Sassari, si finge maresciallo e molesta una donna: il giudice lo assolve

di Nadia Cossu

L'uomo aveva chiamato al telefono la donna per comunicarle che suo figlio aveva avuto un incidente

25 aprile 2017
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SASSARI. Aveva finto di essere un maresciallo della forestale e aveva chiamato al telefono una donna di Sassari per comunicarle che suo figlio aveva avuto un incidente. Era il 23 giugno del 2013 e il signore in questione aveva detto a quella mamma in preda all’ansia che ci aveva pensato lui a rilevare l’incidente e a prendere possesso dei dati del giovane. Ma che non era tenuto a farlo in quanto non era né un carabiniere né un poliziotto o agente della municipale e quindi chiedeva di essere pagato per quel servizio reso. La donna chiama immediatamente il figlio e scopre che non è rimasto vittima di alcun incidente stradale. Così fa una denuncia contro ignoti.

Si scoprirà che dietro quella telefonata c’era ancora lui, lo stalker “seriale” Giovanni Nadali (53 anni, imputato in diversi processi tra Sassari e Cagliari) che questa volta è finito a giudizio per molestie e ieri è stato assolto dal giudice Antonietta Crobu per non aver commesso il fatto. Assoluzione chiesta dagli avvocati difensori Antonio Secci e Sara Luiu.

Come gli inquirenti arrivano a identificare Nadali? Come prima cosa, dopo la denuncia della signora, attraverso i tabulati telefonici risalgono al proprietario del cellulare da cui il 22 giugno era partita la chiamata. Si presentano a casa sua e scoprono che il telefonino gli era stato rubato due mesi prima. A quel punto lui sporge denuncia.

Ma mentre la polizia indaga su questo fatto, altri investigatori il 3 aprile del 2014 fanno una perquisizione a casa di Nadali nell’ambito di un’altra inchiesta a suo carico. E trovano il famoso cellulare rubato.

Qui la difesa gioca bene la sua carta. «Al massimo Nadali può rispondere (e sta effettivamente rispondendo in un altro processo) di ricettazione – sostengono in aula i legali Secci e Luiu – ma come si fa ad addebitargli la molestia? Sono passati nove mesi tra la famosa telefonata del 22 giugno 2013 e il ritrovamento del cellulare in casa sua il 3 aprile del 2014. In quel lasso di tempo il telefonino potrebbe esser passato nelle mani di chiunque altro. Manca cioè la prova indiziaria grave e precisa». Tesi accolta dal giudice che ha assolto l’imputato.

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