La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto di Buddusò, chiesti tre ergastoli

di Nadia Cossu
Delitto di Buddusò, chiesti tre ergastoli

L’omicidio del 29 aprile 2011. Si è chiusa in corte d’appello la requisitoria del pg Scalas: «Sono loro gli assassini dei Bacciu»

20 maggio 2017
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SASSARI. Ha ripercorso passo dopo passo tutto ciò che accadde quella mattina del 29 aprile di sei anni fa. Una ricostruzione precisa, supportata da intercettazioni e testimonianze, per arrivare alla stessa conclusione del processo di primo grado: «Gli imputati sono colpevoli, chiedo la riforma della sentenza e, quindi, la condanna all’ergastolo per tutti e tre».

Carlo Scalas – ieri nelle vesti di procuratore generale davanti ai giudici della corte d’assise d’appello presieduta da Mariano Brianda – ha terminato la sua discussione nel processo di secondo grado per il duplice omicidio di Buddusò. Il primo dicembre del 2015, dopo quasi nove ore di camera di consiglio, i giudici della corte d’assise di Sassari avevano assolto Salvatore Brundu, 27 anni, Giovanni Antonio Canu, 51, e Gianni Manca, di 46, dalla terribile accusa di aver ammazzato con una scarica di pallettoni due compaesani: Antonio Bacciu (28 anni) e suo zio Giovanni Battista (di 69). Altri due fratelli di Antonio – Angelo e Gianmarco, di 27 e 31 anni – erano scampati miracolosamente all’agguato. Uno, in particolare, si era finto morto accanto al cadavere dello zio e così si era salvato.

Ieri mattina erano in aula gli imputati, e c’erano anche i familiari delle vittime, separati gli uni dagli altri solo da qualche sedia vuota.

Scalas ha ripercorso il fatto e ha poi focalizzato la discussione sulle motivazioni della sentenza di primo grado nella quale la corte aveva evidenziato tra le altre cose una serie di «incongruenze» e «labili indizi». E proprio su questo si è concentrato il procuratore generale. Ossia sulla necessità – in un processo indiziario come quello che si sta celebrando – di guardare ogni elemento nel suo insieme, per arrivare a costruire un mosaico perfetto. L’indizio preso singolarmente – e così secondo Scalas avrebbero fatto i giudici di primo grado – perde di significato e non può chiaramente sorreggere l’impianto accusatorio. E per questo motivo ieri mattina il pg ha ricostruito le fondamenta della sua tesi partendo dal movente del delitto che è stato individuato da subito nei contrasti tra le famiglie Manca e Bacciu per l’occupazione dell’ovile di Biderosu. Per soffermarsi poi sulle tensioni sfociate nei dispetti reciproci, e sulle intercettazioni che a suo dire forniscono un quadro molto chiaro sulle responsabilità degli imputati.

Carlo Scalas ha ancora una volta indicato Salvatore Brundu come l’autore materiale del delitto, «giovane, agile, il più insospettabile tra i tre». E ha poi concluso per la riforma della sentenza di primo grado con la richiesta di tre ergastoli.

Nella prossima udienza del 15 giugno sarà la volta dell’avvocato di parte civile Gian Marco Mura. E poi toccherà ai difensori degli imputati: Antonio Secci, Sara Luiu, Speranza Benenati e Claudio Mastandrea.

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