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Sassari, tumori della vescica e prostata: alle Cliniche la chirurgia è al top

di Luigi Soriga
Sassari, tumori della vescica e prostata: alle Cliniche la chirurgia è al top

Prima équipe ad asportare e poi ricostruire un serbatoio delle urine in laparoscopia e senza tagli Il dottor Madonia: «Sei ore di intervento ma un decorso operatorio rapido e niente rischi emorragie»

24 maggio 2017
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SASSARI. Oltre a essere uno che sa fare molto bene il proprio lavoro, Massimo Madonia ha un altro piccolo dono: spiega le cose come se avesse davanti un bambino di 4 anni. Prende un foglio di carta, una penna, e comincia a disegnare. E questo, per un paziente al quale stanno per asportare l’intera vescica, deve essere in qualche modo rassicurante.

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Non che il dottor Massimo Madonia, 45 anni, siciliano, e già direttore della Clinica Urologica di Sassari, sia un grande pittore. Se la cava sicuramente meglio col bisturi, o pardon, con le pinze da presa, i dissettori, le clippatrici e tutto quell’armamentario della chirurgia mini invasiva. Il bisturi, per capirci, ormai è roba da preistoria.

Insomma, i suoi scarabocchi rendono perfettamente l’idea di ciò che accade in 6 ore di intervento chirurgico: cinque buchetti sull’addome, il paziente sdraiato sul lettino quasi a testa in giù, le pinze, la telecamerina e gli altri arnesi che entrano dai buchetti e che lavorano all’interno dell’organismo. Tagliano, cuciono, portano via la vescica e il tumore e ne ricostruiscono una nuova con un pezzetto di intestino: tutto questo rigorosamente sotto pelle.

In Italia, a parte l’equipe di Sassari, nessuno fino ad ora è stato in grado di realizzare una roba simile. Cioè una cistectomia radicale con neovescica portata a termine solo con la tecnica della laparoscopia. Che tradotto al solito bambino di quattro anni vuol dire questo: asportare la vescica e sostituirla con una nuova senza praticare il tradizionale taglio nell’addome, con la chirurgia così detta a cielo aperto.
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