Sassari, il giallo del feto scambiato: la procura apre un'inchiesta
L’ospedale ai genitori 6 mesi dopo il funerale della bimba: «Dovete ritirare la salma». I punti oscuri
SASSARI. Saranno i carabinieri del Nas ad accertare cosa realmente è accaduto a ottobre del 2016 nella camera mortuaria dell’ospedale civile di Sassari dove era custodito – dentro una cella frigo – il feto partorito da una donna che, in seguito a un aborto spontaneo, aveva perso la sua bambina. Lei e suo marito, entrambi sassaresi, sono molto religiosi e avevano chiesto di poter riavere la loro bimba, per seppellirla e piangerla in cimitero.
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Il feto, partorito ormai senza vita alla diciottesima settimana di gravidanza, era stato consegnato ai due genitori dentro una bara bianca chiusa, come vuole la prassi. A novembre del 2016 era stato celebrato il funerale.
Ma a distanza di sei mesi da quel giorno, la coppia si era vista recapitare una raccomandata dall’ospedale civile che chiedeva loro di andare a ritirare il feto perché altrimenti avrebbero dovuto procedere allo smaltimento. Una comunicazione che li aveva fatti rabbrividire. Avevano già seppellito la loro figlia sei mesi prima, proprio quell’ospedale gliel’aveva consegnata dentro una piccola bara.
Cosa è successo quindi? La coppia si è immediatamente rivolta all’avvocato Angela Crovetti ed è presentato un esposto in Procura. Il sostituto procuratore Paolo Piras ha aperto un’inchiesta – al momento contro ignoti – e ha affidato le indagini ai carabinieri del Nas di Sassaril, coordinati dal luogotenente Gavino Soggia.
I militari del nucleo antisofisticazioni e sanità hanno già acquisito tutta la documentazione dell’ospedale. Dovranno accertare se ci sia stato un errore burocratico o se invece ci sia una responsabilità più grossa, ossia uno scambio di feti. In tal caso i due genitori potrebbero aver seppellito una bimba o un bimbo di altre persone.