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Sassari

Torino, i sardi in piazza San Carlo: «Avevo paura di morire»

di Giusy Ferreli
Torino, i sardi in piazza San Carlo: «Avevo paura di morire»

Federica Lai, studentessa di Tortolì, è riuscita a scappare durante la ressa: «Ho sentito le urla, credevamo fosse un attentato terroristico e siamo fuggiti»

05 giugno 2017
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TORTOLÌ. «Correvo, correvo all’impazzata con la convinzione che sarei morta. Forse raggiunta dagli spari oppure investita da un tir, così come ho visto tante volte nelle immagini degli attentati terroristici diffuse dalla televisione».
Federica Lai, studentessa 29enne di Tortolì a Torino per specializzarsi in Comunicazione e media d'impresa, è ancora sotto choc quando, al telefono, racconta la notte di terrore vissuta in piazza San Carlo.

Anche lei, come le migliaia di persone che si erano date appuntamento nel salotto buono della città per assistere alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, ha creduto di trovarsi tra le vittime di un attentato terroristico. E, presa dal vortice della paura, Federica ha cercato di mettersi in salvo perché in quel momento non poteva certo immaginare che si potesse trattare di un falso allarme ingigantito dalla paura di poter diventare un bersaglio.

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È bastato un boato e la psicosi si è impadronita della piazza: «Non ho sentito l’esplosione ma un rumore di vetri infranti. E le urla sì, quelle le ho sentite con chiarezza. La gente urlava che stavano sparando, che c’erano delle bombe – racconta la ragazza che ha raggiunto via Carlo Alberto, una parallela della piazza, seguendo la marea di persone terrorizzate che cercavano scampo da un pericolo immaginario.

«Arrivavano correndo – spiega, ancora scossa, Federica – da Porta nuova». Pochi minuti di smarrimento che, nella concitazione della fuga, le sono sembrati interminabili. Nonostante il panico e la paura, la studentessa è riuscita ad arrivare in via dei Mille dove lei le sue coinquiline hanno trovano, finalmente, un portone aperto.

«Abbiamo implorato di farci entrare e così è stato. Una famiglia ci ha accolto e ci ha confortato con acqua e zucchero, cercando di rassicurarci. Pensavamo – continua Federica – di essere ancora sotto attacco ma almeno eravamo in salvo. Non sapevamo di quanto stava accadendo a Londra, lo abbiamo saputo dopo».

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Con lei nelle scale del palazzo di via dei Mille anche una decina di ragazzi, uno col ginocchio squarciato, gli altri in preda al panico e sotto choc. Solo intorno alle due e mezza del mattino, ovvero quattro ore dopo la fuga disordinata, quando in piazza San Carlo c’erano solo le forze dell’ordine, le bottiglie rotte e la roba che le persone fuggendo dalla ressa avevano abbandonato per terra, i ragazzi che avevano trovato scampo dietro un portone affacciato su via dei Mille, capiscono che non si trattava di un assalto terroristico.

Le prime telefonate Federica Lai le fa, nel cuore della notte, alla mamma Anna per rassicurarla. Ma per il resto della nottata, passata in giro per il capoluogo piemontese, e del giorno dopo, trascorso a casa in compagnia degli amici che hanno vissuto con lei la drammatica esperienza, non riesce a chiudere occhio. «Mi auguro – dice tra le lacrime – che il bambino rimasto schiacciato dalla folla ce la faccia. A Tortolì c'è mia sorella che aspetta un bambino, ho pensato che non sarei mai riuscita a vedere il mio nipotino».

E invece la ragazza tornerà a casa già questo giovedì, come previsto da tempo, per partecipare alle Tortolimpiadi, tradizionali giochi tra i quartieri della sua cittadina e per riabbracciare la sua famiglia. Un ritorno alla normalità che servirà anche a spazzare via quei minuti di puro terrore che cpomunque rimarranno impressi per sempre nella sua memoria: «L'adrenalina, sul momento, mi ha impedito di piangere. E mi sono resa conto di abbracciare uomini e donne che non avevo mai visto soltanto per la gioia di aver scampato il pericolo. Non dimenticherò mai – conclude Federica – quelle persone a piedi nudi tra i vetri rotti e non dimenticherò mai il terrore nei loro occhi».

Il ritorno sarà quindi un turbinio di emozioni per una giovane donna solare e allegra che, in una sera di giugno, ha creduto di essere vicina a perdere il bene più prezioso.

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