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Sassari, risolto il giallo del feto: bimbe scambiate in ospedale

di Nadia Cossu
Sassari, risolto il giallo del feto: bimbe scambiate in ospedale

I genitori di una piccola partorita senza vita avevano scoperto (6 mesi dopo il funerale) di aver seppellito una figlia non loro

04 luglio 2017
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SASSARI. Nessuna soppressione di cadavere – così come aveva ipotizzato la Procura della Repubblica di Sassari nell’apertura dell’inchiesta contro ignoti – ma un incredibile errore per il quale è difficile individuare precise responsabilità. Una “distrazione” che ha però avuto come conseguenza lo scambio di due feti, due bambine che erano state partorite senza vita dalle rispettive madri e poi messe in una cella frigorifera della camera mortuaria. Ma alla fine è successo che una bimba è stata seppellita al posto dell’altra e un padre e una madre – ignari di tutto – per mesi hanno pianto in cimitero una figlia non loro.

La storia. Una donna di 33 anni (che aveva avuto un aborto spontaneo alla diciottesima settimana di gravidanza) e suo marito di 45 – entrambi molto religiosi – il 29 ottobre del 2016 avevano chiesto la restituzione del feto per poter provvedere alle esequie e alla tumulazione. Si erano rivolti a un’agenzia funebre alla quale il 4 novembre dell’anno scorso l’ospedale Santissima Annunziata aveva consegnato il feto, insieme al certificato di chiusura feretro. La coppia, come previsto dalla normativa, non aveva potuto vedere la bambina, la piccola bara era già chiusa. Era stato quindi celebrato il funerale, poi la sepoltura nel cimitero di Sassari. Tutto regolare, alla presenza di un sacerdote «che ha impartito la benedizione, perché tenevamo in modo particolare a dare a nostra figlia una sepoltura cattolica» avevano raccontato i due coniugi.

La raccomandata e l’allarme. Ma lo scorso maggio, a distanza di sei mesi dalla tumulazione, la coppia si era vista recapitare a casa una raccomandata. «Proprio quando ci stavamo riprendendo dal grande dolore riceviamo la lettera dell’ospedale civile...». Il testo li aveva lasciati a dir poco sbigottiti: «Dovete ritirare il feto conservato nella cella frigo della camera mortuaria». «Quale feto? – si erano chiesti immediatamente – Abbiamo già seppellito sei mesi fa la nostra bambina. Di chi parlano?».

L’esposto in Procura. Da lì la decisione di rivolgersi all’avvocato Angela Crovetti e poi alla magistratura per cercare di trovare la risposta a una domanda che li tormentava giorno e notte: «Chi abbiamo pianto in cimitero da novembre a oggi? Chi c’è dentro quella piccola bara bianca sopra la quale abbiamo versato così tante lacrime?».

Il mistero svelato. Il sostituto procuratore Paolo Piras, titolare dell’inchiesta, ha incaricato i carabinieri del Nas di svolgere tutte le indagini necessarie per capire cosa fosse realmente accaduto. I militari del nucleo antisofisticazioni e sanità dell’Arma, al comando del luogotenente Gavino Soggia, dopo settimane di duro lavoro con letture di documenti e sequestro della piccola salma sepolta a novembre, sono riusciti a ricostruire la vicenda e hanno scoperto che i due feti sono stati scambiati per errore dopo il parto. E ora, la figlia dei due coniugi sassaresi – che in tutti questi mesi giaceva all’interno di una cella frigo – è stata restituita ai genitori che dovranno celebrare un secondo funerale. Un nuovo strazio. Mentre il feto sepolto “per sbaglio” resterà dov’è, non verrà cioè estumulato.

L’inchiesta è chiusa. Per arrivare alla verità non è stato necessario eseguire l’esame del Dna perché l’equivoco è balzato subito agli occhi degli inquirenti. È stato sufficiente esaminare carte, documenti, certificati per capire che si era trattato di un gravissimo errore. L’inchiesta del sostituto procuratore Piras si chiude così. Essendo caduta l’ipotesi di reato della soppressione di cadavere – dal momento che il feto è stato ritrovato – nessuno verrà iscritto nel registro degli indagati. D’altronde il timore principale dei due genitori era proprio che il piccolo corpo della loro bimba potesse «esser stato distrutto, soppresso o sottratto – scrivevano nell’esposto – considerato che non abbiamo più alcuna certezza su cosa ci sia all’interno della bara e se il corpicino di cui parla l’ospedale sia davvero quello della nostra bambina». Ora la certezza è finalmente arrivata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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