La Nuova Sardegna

Sassari

Chimica verde, terza fase l’Eni prende altro tempo

di Gavino Masia
Chimica verde, terza fase l’Eni prende altro tempo

I sindacati insoddisfatti dopo l’incontro a Roma con i vertici della società Murtinu e Tavera: «Serve subito un piano industriale, non si può tergiversare»

28 luglio 2017
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PORTO TORRES. Si allungano decisamente i tempi per avviare la terza fase del progetto chimica verde. Questo è emerso durante l’incontro romano tra i dirigenti Eni e le segreterie nazionali, regionali e territoriali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-uil perché la multinazionale chiede almeno altri 12-15 mesi per strutturare un piano industriale con l’impegno a verticalizzare gli attuali prodotti. Per verticalizzare nella terza fase le attuali produzioni, in pratica, è necessario apportare delle modifiche nel corso del completamento delle fasi 1 e 2. Le organizzazioni sindacali, pur accogliendo con favore l’impegno di Eni di consolidare le due fasi e proseguire con gli investimenti nella filiera della chimica verde, non possono però dirsi soddisfatti sulle modalità: «Non si può infatti attendere 15 mesi per vedere il dettaglio di un nuovo piano industriale di cui non si capisce la reale portata – lamentano i segretari Filctem Gianfranco Murtinu e Uiltec Giovanni Tavera –, sia in termini economici sia in termini di produzioni e di impianti da realizzare, ed è assolutamente necessario conoscere tutti i dettagli se si vuole dare vere prospettive future al progetto e al sito di Porto Torres, con i suoi 500 lavoratori diretti e altrettanti indiretti». L’Eni ha sostanzialmente dichiarato la propria volontà di proseguire nella strada tracciata nel protocollo, investendo nei prodotti di filiera circa 300 milioni di euro (a fronte di 211 milioni già spesi nella fase 1-2) e confermando la costruzione di una caldaia a gas, per le sole esigenze termiche di Matrìca, in sostituzione della centrale elettrica a biomassa originariamente prevista (13 milioni di euro stimati a fronte del precedente impegno di 230 milioni). «Eni ha dichiarato di realizzare entro l’anno tutti gli interventi di adeguamento degli impianti per portarli ad una possibilità di utilizzo di circa il 65 per cento – dicono Murtinu e Tavera – e di prevedere un loro utilizzo a progetto (95 per cento) entro il 2019: bisogna invece individuare subito gli investimenti integrando le produzioni attuali in loco, dall’olio vegetale al polimero Mater-B e ramificando le produzioni di altri prodotti interessanti generati dalla filiera, quali acido pelargonico e faves. Solo così la chimica verde può diventare quella grande realtà immaginata nel 2011 e veder valorizzato il lavoro e la professionalità dei lavoratori dell’ex petrolchimico, che tanto impegno e dedizione hanno profuso fino ad oggi nel progetto di riconversione industriale».

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