La Nuova Sardegna

Sassari

Cedimenti, umidità, il chiostro nel degrado

Cedimenti, umidità, il chiostro nel degrado

Due anni fa era toccato alla volta della navata centrale durante una cerimonia religiosa

06 agosto 2017
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SASSARI. Uno stillicidio di crolli, cedimenti, calcinacci che piovono all’improvviso. Quella della chiesa di Santa Maria di Betlem è una lunga storia. Due anni fa era toccato alla volta della navata centrale dalla quale, dopo una funzione, erano caduti dei calcinacci. Poche settimane dopo era stata sistemata la rete protettiva che ancora oggi ricopre la volta. Poi era venuta giù una porzione del rosone che orna la facciata, i frati, pur temendo il peggio, avevano sperato che l’episodio potesse in qualche modo richiamare l’attenzione sulle condizioni del convento.

La notizia aveva suscitato sorpresa e preoccupazione, poi più niente. Intanto l’umidità ha continuato a proseguire il suo corso silenzioso iniziato molti anni fa, compromettendo pareti, squarciando tetti e creando, nel complesso, una situazione allarmante. Le condizioni più gravi sono quelle degli ambienti sopra il chiostro del 1200, in totale stato di abbandono: pareti lesionate, tetti squarciati con travi a vista che offrono riparo ai piccioni.

Il disastro provocato dall’umidità non ha risparmiato neanche l’atrio che precede la biblioteca e la sala “Sisco”. Non sta meglio la cantoria, sopra l’ingresso centrale, dove c’è l’organo a canne che attende paziente di essere restaurato.

Insomma, a Santa Maria è arrivato il momento delle decisioni cruciali e non solo perché si tratta di uno degli edifici sacri più antichi dell’Isola, ma anche perché la chiesa, che occupa un posto speciale nel cuore dei sassaresi, ha un valore simbolico pregnante. Santa Maria ha conosciuto padre Francesco Zirano e padre Antonio Sisco, è sede di alcune corporazioni e ultima tappa della discesa dei Candelieri.

La sera del 14 agosto, diventa luogo per eccellenza dello scioglimento di quel Voto che nei secoli ha riunito il clero e le istituzioni nel ringraziamento all’Assunta per la peste scampata.(A.Me.)

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