La Nuova Sardegna

Sassari

Non piove da cinque mesi, ora in Sardegna è allarme rosso

di Alessandro Pirina
L'invaso del Bidighinzu è ai minimi storici
L'invaso del Bidighinzu è ai minimi storici

Il livello degli invasi continua a scendere. E sono in arrivo nuove restrizioni

21 agosto 2017
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SASSARI. L’isola sempre più a secco. Sono ormai più di cinque mesi che non piove. E già la quantità di acqua caduta a marzo era ben sotto la media del periodo. Un’emergenza che riguarda tutta la Sardegna, ma in particolare la parte occidentale, dal Sassarese fino al Sulcis, dove ormai è allarme rosso. I bacini sono ai minimi storici e Abbanoa è costretta a chiudere i rubinetti per ore. Anche perché meno acqua c’è negli invasi e più difficoltà ci sono per renderla potabile. Un’immagine che stride con quella dell’isola da tutto esaurito, delle località di mare prese d’assalto da migliaia di turisti. Ma questa è la situazione e la Sardegna, suo malgrado abituata a situazioni di emergenza, è costretta a conviverci.

Allarme nordovest. La zona più colpita dalla siccità resta la parte nordoccidentale dell’isola. La scarsità di piogge ha avuto effetti devastanti sia per i corsi d’acqua per i campi. E inevitabilmente per gli usi civili. Il livello del Bidighinzu si abbassa giorno dopo giorno e così da diverse settimane a Sassari e Alghero non è possibile garantire l’acqua 24 ore su 24. Dalle 17 alle 6 Abbanoa è costretta a bloccare i rubinetti in molte zone del capoluogo, ma sono interessati dalle restrizioni - dalle 21 alle 6 - anche i diversi comuni dell’hinterland, da Tissi a Ossi, da Sorso a Sennori, da Ittiri a Thiesi. Rubinetti chiusi nelle ore serali anche ad Alghero, dove la scarsità di acqua sta creando problemi al potabilizzatore di Sant’Agnese.

Emergenza sul Temo. Lo scenario non cambia poco più a sud. Anzi, rispetto alle scorse settimane, la siccità ha notevolmente ridotto i livelli dell’invaso di Monteleone Rocca Doria, che alimenta non solo il potabilizzatore del Bidighinzu, ma anche quello del Temo. Trenta litri al secondo in meno in 12 giorni, di cui 10 in meno solo nelle ultime 72 ore. Abbanoa ha così dovuto anticipare la chiusura notturna dei rubinetti alle 23 per Bosa e alle 22 per Macomer, mentre per Villanova Monteleone, Bonorva e Putifigari è stato confermato lo stop alle 22.

Potabilizzatori in difficoltà. Ma la società di gestione del sistema idrico non si limita a garantire il servizio, ma ha chiesto un incontro all’Enas, l’Ente acque della Sardegna, perché installi una pompa di rilancio che garantisca più acqua da trattare. Almeno nella misura di 230 litri al secondo contro gli attuali 200. Il problema del trattamento sta influendo parecchio sulla erogazione. Nelle acque dei bacini, già a livelli bassissimi per la siccità, a causa del caldo e della luce proliferano le alghe e microalghe che si stratificano formando un velo che non consente all'ossigeno di penetrare negli strati sottostanti. Ai potabilizzatori, dunque, questa estate è richiesto uno sforzo maggiore per trasformare questa fanghiglia in acqua potabile. Una missione che non sempre riescono a portare a termine, visto che il colore dell’acqua che spesso viene fuori dai rubinetti.

La situazione degli invasi. La parte occidentale è quella più colpita, ma è tutta l’isola a soffrire per la siccità. Rispetto al 2016 le piogge si sono ridotte del 20 per cento, ma ci sono zone della Sardegna, come la Nurra e il Loguodoro, in cui si sfiora il 50 per cento in meno. E infatti la situazione più drammatica è quella del Bidighinzu, del Cuga e del Temo, dove le percentuali si aggirano tra il 15 e il 25 per cento. Bacini a secco anche nel Sulcis, dove Abbanoa ha dovuto applicare restrizioni, in particolare a Iglesias, che da luglio deve chiudere i rubinetti dalle 19 alle 5 del mattino. Nel resto della Sardegna la situazione migliora, ma questo non significa che non ci siano problemi. Anzi, basta vedere la cartina sul sito della Regione per rendersi conto che in tutte le zone bisogna tenere alta la guardia. Ed è anche per questo motivo che di fronte alla domanda di 59 Comuni il governatore Francesco Pigliaru ha chiesto lo stato di calamità per tutta l’isola. Che, quest’anno, prima della siccità ha dovuto fare i conti anche con nevicate e gelate che hanno messo in ginocchio il mondo delle campagne.

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