La Nuova Sardegna

Sassari

Dopo gli abusivismi i condoni è così che saltano le regole

Gianfranco Pasquino
Dopo gli abusivismi i condoni è così che saltano le regole

L'ANALISI - Legittimare e non punire chi non rispetta le leggi significa sovvertire l’ordinamento dello Stato

26 agosto 2017
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L’abusivismo è una malattia italiana. Spesso degenera in un crimine. Abusivismo significa ottenere vantaggi per sé, perseguendo egoisticamente, come scrisse più di cinquecento anni fa Francesco Guicciardini, il proprio personalissimo “particulare”. Ma, non basta. Per essere conseguito questo “particulare” deve andare a scapito del particulare degli altri, della comunità, della società, del sistema politico. Quindi, l’abusivismo di uno fa male a tutti. Può bloccare la vista e l’accesso al mare. Può imporre il ridimensionamento del verde pubblico. Può deturpare tutti i luoghi, non soltanto quelli turistici, rendendoli meno vivibili per gli stessi abitanti. Può, ed è questo forse l’aspetto più grave, portare a tollerare, seppure in maniera obliqua e malvolentieri, l’abusivismo degli altri. Abusivo tollera abusivo e, insieme, probabilmente l’unica azione comune che sono disposti ad intraprendere, lotteranno contro chi ha o avrebbe il potere di comminare le meritate sanzioni.

Quando gli abusivi sono in numero molto elevato anche i loro voti diventano utili e importanti. Sull’abusivismo, allora, s’innesta il sovversivismo. I molti cittadini abusivi vengono difesi contro le ruspe e i bulldozer dalle autorità, molto spesso dai sindaci, e dai presidenti delle Regioni, di recente, senza mezzi termini da quello della Regione Campania, l’esponente del Pd Vincenzo De Luca, nella cui giurisdizione si trova l’isola di Ischia, con seicento case da abbattere e ventisette mila pratiche di condono. Autorità che non rispettano le leggi, legittimano gli abusivi, non li puniscono sono letteralmente sovversive. Sovvertono l’ordinamento dello Stato. Purtroppo, nel corso di decenni sono stati molti i governi italiani che, invece, di proteggere il territorio e “tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (secondo comma dell’art. 9 della Costituzione italiana), ne hanno, prima, consentito lo scempio, poi, proceduto ai vari condoni, edilizi e di altro genere.

La conseguenza inevitabile è duplice. Da un lato, i condonati hanno imparato che possono peccare ancora, vale a dire, procedere ad altre costruzioni abusive. Poi, se del caso, in tempi lunghi, male che vada, pagheranno il condono. Dall’altro, i ranghi degli abusivi s’infoltiscono, si sono infoltiti nell’aspettativa, spesso confermata dai fatti che, prima o poi, periodicamente, arriverà un altro condono. Dalle Alpi alla Sicilia, ma, forse meglio, dovrei scrivere soprattutto a partire dall’Appennino alla Sicilia, i fenomeni di abusivismo hanno segnato il territorio nazionale sfregiando in particolare alcune grandi città diventate veri e propri disastri ecologici e le più appetibili località turistiche in Campania e in Puglia, in Calabria, in Sardegna e in SiciIia, talvolta, naturalmente, con l’apporto costruttivo (sic) delle organizzazioni criminali. Spesso la motivazione strappalacrime è che quel particolare edificio, quella casa, quella piccola abitazione era il massimo che cittadini nullatenenti potevano permettersi e che hanno costruito con fatica impegnando tutti i loro sudati risparmi negli unici luoghi nei quali hanno trovato spazio per mettere un tetto sulla testa delle loro famiglie. Che, poi, i materiali, anche quelli forniti dalle aziende edili, che a loro volta lucravano sulle necessità dei meno abbienti (ma non per questo esentati dall’obbligo di rispettare le leggi) fossero di materiale scadente era quasi inevitabile. Ed è qui che l’abusivismo dei singoli produce conseguenze gravissime per la collettività.

Come minimo bisognerà tenere conto dei costi incorsi nell’abbattere le costruzioni abusive, case e alberghi, nei rari casi in cui l’iter di ripristino dell’ambiente di una zona sia giunto in porto. Quando, però, si tratta di crolli di palazzine, di edifici di vario genere, i costi lievitano poiché quei crolli possono coinvolgere edifici vicini e persone altrimenti estranee, fino alla perdita di non poche vite umane. Questa contabilità è triste, ma irrinunciabile. Non bisogna cedere a chi vorrebbe nascondere questi costi sotto tappeti che mai potranno essere abbastanza grandi. Paradossalmente, la misericordia maggiore che può essere dimostrata ed esercitata nei confronti dei nostri concittadini consiste nel ricordare loro nella cattiva sorte che quella sorte loro se la sono voluta e costruita e che soltanto l’osservanza della legge garantisce una vita decente a tutti. Quanto alle autorità, esiste il reato di omissione di controllo. Le punizioni debbono essere esemplari per severità e tempestività. Nessun condono a chi sui condoni, taciti o espliciti, ha costruito e conservato la sua carriera politica.

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