La Nuova Sardegna

Sassari

Chi produce bombe lavora ma non è libero

Lo stabilimento Rwm di Domusnovas
Lo stabilimento Rwm di Domusnovas

LA LETTERA - Legittima la voce degli operai della Rwm, fabbrica tedesca in terra sarda, in difesa del loro posto: ma con note stonate condite da intolleranza

31 agosto 2017
2 MINUTI DI LETTURA





Legittima la voce degli operai della Rwm, fabbrica tedesca in terra sarda costruttrice di bombe, a difesa del loro lavoro, diritto dell’art. 1 della Costituzione italiana; ma con diverse note stonate condite da intolleranza. Certo che decine di posti di lavoro vanno difesi coi denti, seppur dietro vi siano vampiri guerrafondai che non hanno bisogno di attaccare le prede per succhiargli il sangue, poiché esso scorre tra le vittime sciite o palestinesi. Dire di voler «continuare a lavorare onestamente e serenamente... nel rispetto delle leggi» stride un po’ con il fine e le conseguenze del loro “prodotto”. Esiste un’etica?

Vale la pena ricordare che nel 1969 a Pratobello vi fu una rivolta contro l’utilizzo del territorio per alcuni mesi per esercitazioni militari e nulla infatti fu fatto. Vero anche che non venivano offerti posti di lavoro, come successe invece per Ottana qualche anno dopo con il miraggio della rinascita economica, però la popolazione orgolese ha rifiutato senza alcun dubbio quel “gioco” della guerra. Non gioco simulato invece quello delle bombe di Domusnovas, esportate in Arabia Saudita, in Gran Bretagna, Israele, Turchia e in Francia. Certo un buon risultato per l’aumento delle esportazioni di prodotti “sardi”, ma personalmente ne avrei fatto a meno. Non voglio difendere comitati o giunte e ancor meno ho interessi personali o elettorali; semmai, è vero, ho motivazioni pacifiste e idealiste. Ho sempre guardato con ammirazione la Costarica, unica nazione al mondo senza esercito e pertanto al primo posto per la felicità media della popolazione nella classifica della graduatoria Happiness in nations.

Ma al disopra di tutto non voglio più accettare il servilismo del nostro territorio, a tutti i livelli. Industrie che hanno compromesso ettari di terra, irreversibilmente, e occupazioni militari che rendono tanti soldi allo Stato italiano e spargono uranio impoverito ed esplosivi. L’oppressione coloniale e la necessaria liberazione e la redenzione sociale sono temi già proposti da Michelangelo Pira e Anton Simon Mossa che sono sempre stati traditi. Le conseguenze sono evidenti; l’identità ormai è un’interpretazione contesa dai vari gruppi politici isolani, dove il contrasto prevale sul confronto.

Uno sviluppo sano e sostenibile è possibile levandoci di dosso tutte queste forme di speculazione, inquinamento e privazione. L’entrata alla Rwm è caratterizzata da tanto filo spinato, a difesa di eventuali malintenzionati, ma in me rievoca piuttosto l’entrata senza uscita di Auschwitz, dove appariva la scritta “Arbeit macht frei”; seppur chi ci lavora sostiene di non esserci costretto non è libero, in quanto produce ciò che fa del male, piuttosto che del bene.



In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative