La Nuova Sardegna

Sassari

Asinara, nell’Osservatorio le memorie del carcere

di Gavino Masia
Asinara, nell’Osservatorio le memorie del carcere

Inaugurato alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri Nell’ex diramazione di Cala d’Oliva le storie dei detenuti raccontano il passato

23 settembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. Il vicepresidente dell’Ente Parco, Antonio Diana, e il vicesindaco di Porto Torres, Marcello Zirulia, hanno inaugurato ieri mattina l’Osservatorio della memoria carceraria allestito all’interno della ex diramazione centrale di Cala d’Oliva. Un progetto realizzato dall’Ente Parco con la collaborazione di detenuti del carcere di Bancali e della casa di reclusione di Alghero e con l’Archivio di Stato. Un osservatorio che descrive le tante facce dell’isola quando era ancora carcere e narra anche il vissuto di tutti i protagonisti della vicenda carceraria con un linguaggio ricco di mozioni.

Un buon esempio del saper programmare e poi mettere in pratica i ricordi delle storie carcerarie secondo il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, che ha ringraziato la dirigenza del Parco per questa iniziativa e i detenuti che, seguendo corsi rieducativi, hanno collaborato attivamente alla realizzazione del progetto. «Come ministero della Giustizia raccolgo la sfida di puntare su modi detentivi diversi e aperti dove si faccia davvero rieducazione: dobbiamo distinguere quello che è la certezza della pena, quello che è garanzia di sicurezza e anche quello che deve essere tutto il percorso rieducativo del detenuto».

Un nuovo modo di vedere il luogo di detenzione e il carcerato, dunque, così come avveniva all’Asinara quando numerosi detenuti venivano impiegati per la cura del bestiame, per il lavoro nei campi e nei processi di trasformazione come caseifici e produzioni di olio e vino. L’Osservatorio racconta proprio storia e umanità dell’Asinara carcere e in questo spazio di riflessione messo a disposizione dei visitatori c’è stata tanta attenzione al recupero conservativo di oggetti e scritti, evitando le banalità.

La diramazione centrale dell’ex carcere di Cala d’Oliva si apre su un ampio cortile e ai lati ci sono le celle che raccontano il passato: quella comune è dedicata alle memorie, poi ci sono le celle degli sconsegnati, la sede polivalente per i racconti, il posto di medicazione, la barberia e la cella comune dove sono appese ad un filo le divise carcerarie.

All’interno delle celle si trovano lettere d’amore, poster della squadra di calcio preferita e di popstar, messaggi lanciati verso familiari e amici per manifestare la propria sofferenza. Ma ai detenuti di allora non mancava la fantasia per tenersi in forma, al punto di costruire i pesi per allenamento con i barattoli della Cirio, e alcuni amavano al tal punto gli animali da chiedere alla propria famiglia di procurare un campanaccio per una capra. Il capraro dell’isola era per antonomasia Paolino Picchedda, di Albagiara, nell’Oristanese, presente ieri mattina all’evento, per 12 anni detenuto-pastore all’Asinara dopo una condanna per omicidio.

Tante le storie di umanità di quella che oggi è un isola parco e tanti i racconti, non filtrati, di detenuti su punizioni e tentativi di evasione. A testimoniare la bontà di questo progetto la dirigenza dell’Ente Parco – il vicepresidente Antonio Diana, il direttore Pierpaolo Congiatu e il responsabile dell’Area marina protetta, Vittorio Gazale – e l’ex direttore del carcere Francesco Massidda. Il finale in musica con alcuni inediti sul mondo carcerario di Piero Marras.

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative