La Nuova Sardegna

Sassari

I cyberbulli omofobi della porta accanto

Daniela Scano
I cyberbulli omofobi della porta accanto

Squadracce di giovanissimi che infieriscono sulla preda di turno: episodi da non minimizzare

27 settembre 2017
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SASSARI. «Speriamo che prima o poi si trovi una cura per questa malattia». L’autore di questa frase, con il più “gentile” dei commenti omofobi usciti dalla sua tastiera, è un giovanissimo, coetaneo del destinatario del terrificante parallelismo “omosessualità uguale patologia”. I protagonisti sono entrambi studenti delle superiori. La lite infuria da qualche giorno, sotto gli occhi di tutti, nel ring di un social network, con insulti e parole irripetibili. Non importa in quale angolo di Sardegna si consumi questo squallido pestaggio virtuale. Ciò che conta è che una squadraccia di giovanissimi, ben nascosta dietro profili falsi, stia infierendo sulla preda di turno. Per l’ennesima volta.

C’è da dire che i cyberbulli hanno trovato pane per i loro denti. Infatti nonostante la loro perfidia e la violenza delle parole non sono riusciti a isolare la vittima, a infierire su di lui/lei, a umiliarla, a trasformare la sua solitudine in disperazione. Il ragazzino è stato fin dal primo insulto circondato da un plotone di amici e di amiche che lo difendono anche se l’interessato, per la verità, lo fa benissimo da solo. Insomma, il branco questa volta è stato isolato e in un certo senso, a giudicare dagli insulti ricevuti, è diventato a sua volta preda. Questo “lieto fine” non significa che l’episodio debba essere minimizzato. Le parole dell’odio usate dai giovanissimi aggressori fanno paura, così lividamente cariche di avversione ossessiva e di pregiudizio. Che adulti diventeranno questi giovani uomini (o donne) che si divertono in questo modo a lapidare con le parole un proprio simile? Nell’attesa che l’evoluzione si compia, con gli effetti che vedremo, lo scenario sociale in cui si consuma questo ennesimo episodio di bullismo è una “normale” comunità di ragazzi. Non c’è degrado sociale. Sono i ragazzi della porta accanto, della classe accanto.

L’anno scolastico è appena iniziato. Una volta al mese, gli studenti si riversano in aula magna per le loro assemblee di istituto. Si tratta di spazi autogestiti che spesso si trasformano in vuote mattinate in attesa che suoni la campana. Non sarebbe male offrire ai ragazzi la trascrizione di questa e di altre liti, rispettando come è giusto la riservatezza dei protagonisti, per farli confrontare apertamente sulle loro ossessioni, sulle loro paura, sulla loro spaventosa ignoranza dei sentimenti. Dal letame dell’odio può germogliare qualcosa di buono. A volte accade.

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