La Nuova Sardegna

Sassari

Il monsignore “social” attento agli ultimi

di Mario Girau
Il monsignore “social” attento agli ultimi

Il successore Gian Franco Saba si presenta “invadendo” il web: voglio incontrare tutti e ascoltare

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SASSARI. Risuona sulle pagine facebook il tam tam di monsignor Gian Franco Saba. Vuole incontrare tutti i giovani - cattolici, musulmani, agnostici e anche atei – e li aspetta in piazza Italia domenica alle 16,15 con una promessa pastoralmente impegnativa: a ognuno riserverà la «sorpresa della parola giusta per questa stagione della vita». Cioè: le giovani generazioni saranno una delle preoccupazioni principali del suo episcopato. Il nuovo arcivescovo arriva nella Chiesa turritana senza un programma predefinito. Si prende almeno un anno di discernimento attivo, premessa necessaria per fare gioco di squadra. Poi – come spesso succede – una lettera pastorale al “popolo santo di Dio della Chiesa che è in Sassari” per indicare obiettivi e piano pastorale.

Giovane d’anni, ma ricco di esperienza, Saba ha imparato l’arte del governo di una diocesi stando a diretto contatto con i suoi tre vescovi “tempiesi” - nell’ordine Pietro Meloni, Paolo Atzei e Sebastiano Sanguinetti - e per cinque anni, da rettore del seminario regionale, con tutta la Conferenza episcopale sarda. Niente ricette pronte. «In questa fase non ritengo opportuno elaborare da solo una linea pastorale», ha dichiarato ufficialmente all’ormai suo giornale “Libertà” poche settimane dopo l’elezione. «Esiste sicuramente un valido percorso avviato negli anni da monsignor Atzei. Posso soltanto maturare delle idee, dei punti di forza sui quali amerei lavorare come Chiesa». Almeno per un anno, dunque - il messaggio è rivolto soprattutto ai preti – novità nella continuità, senza rivoluzioni. «Il primo periodo sarà dedicato all’esercizio del discernimento attivo». Questo vuol dire che il nuovo arcivescovo non starà alla finestra: «Talvolta si renderà opportuno – aggiunge - offrire delle possibili risposte alle emergenze, pur non trasformando le emergenze in esigenze, che celano logiche antievangeliche». Fin da subito comincerà a muoversi. Non gli mancano inviti e richieste d’incontro. Nel giro di un anno si recherà in tutte le 60 parrocchie della diocesi, non salterà nemmeno una cresima. Studierà i problemi del territorio. Sul suo tavolo sono finiti il Documento unico di Programmazione del Comune di Sassari e le analisi socio-economiche della Provincia: «Sono una base seria – ha commentato - di cui tener conto per valutare i punti di forza evidenziati e le fragilità denunciate». Tra queste ultime la disoccupazione, col lavoro prima emergenza. L’arcivescovo propone una sola formula: «Una vita cristiana vissuta profondamente non ignora la crisi; non si chiude in spiritualismi intimistici, non si astrae dalla realtà: le sinergie sociali ed ecclesiali – dice monsignor Saba a “Libertà” – nel rispetto dei reciproci campi d’azione, non equivale a rimanere ciascuno a casa sua in modo inerte e passivo. Sicuramente abbiamo bisogno tutti di una solidarietà creativa, generatrice di esperienze che sostengano l’uomo, compreso l’importantissimo mondo del lavoro».

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