La Nuova Sardegna

Sassari

Siccità nella Nurra, sos alla Regione

di Paoletta Farina
Siccità nella Nurra, sos alla Regione

Zirattu (Consorzio): «Solo 14 milioni di metri cubi negli invasi, servono il collegamento con il Coghinas e l’uso dei reflui»

01 ottobre 2017
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SASSARI. «Senza l’attivazione del collegamento con il Coghinas e l’utilizzo dei reflui della città di Sassari, l’agricoltura nella Nurra rischia di scomparire. La Regione deve darci risposte subito o sarà lo sfascio di un settore nel quale si stavano avvertendo i primi segnali di ripresa». È categorico Gavino Zirattu, presidente del Consorzio di bonifica, e fa sue le preoccupazioni espresse l’altro ieri da una platea di duecento imprenditori agricoli convocati in assemblea a Campanedda. Conclusa con la decisione di chiedere un incontro urgente all’assessore regionale all’Agricoltura, Pier Luigi Caria perché collabori mettendo a regime le opere già esistenti e completi quelle in essere.

La straordinaria siccità che ha colpito la Sardegna ha messo a nudo le falle di un sistema che non può reggere a lungo. E i numeri della crisi idrica lo dimostrano. «Nei bacini del Temo, del Cuga e del Bidighinzu ci sono appena 14 milioni di metri cubi, quando ne occorrerebbero 40 milioni per l’uso potabile e 70 milioni complessivi per poter irrigare – sottolinea Zirattu –. È perciò evidente che non si può puntare soltanto sulle piogge, di cui non abbiamo alcuna certezza, e che per compensare la carenza attuale di risorse di acqua, dovrebbero cadere in quantità straordinaria. Finora tutte le misure alternative per combattere la siccità sono state prese, ma rappresentano comunque una goccia nell’oceano». Il riferimento è all’attivazione dei pozzi della Sella&Mosca, ad Alghero, e di quello di Tottubella. Il primo, forse il più grande dell’intera Nurra, fornisce 120 litri al secondo, quello della borgata sassarese 60 litri al secondo. «E se pensiamo che per le normali stagioni irrigue dal sistema degli invasi utilizziamo 4500 litri al secondo, abbiamo la portata delle necessità esistenti – fa sapere il presidente del Consorzio di bonifica della Nurra – . A cui non basterebbero nemmeno eventuali apporti dal Bunnari, che ha una capacità di 800mila metri cubi, o dalla miniera di Olmedo. Si tratterebbe di interventi antieconomici, perché con costi alti e scarsissimi benefici rispetto alle reali esigenze».

Per irrigare i cinquemila ettari della Nurra e tranquillizzare i 3600 utenti del Consorzio, insomma, occorrono interventi strutturali. Anche perché lo scenario futuro dipinto dagli esperti del clima, parla di una desertificazione incombente. «Nel Centro Nord dell’Italia si discute già di creare nuovi bacini di accumulo per affrontare gli anni a venire – afferma Gavino Zirattu –. Bisogna prendere decisioni lungimiranti. E intanto completare le opere già avviate. Per il collegamento definitivo con il Coghinas occorrono, ad esempio, due chilometri di condotta e utilizzando il bacino insieme ai reflui si avrebbe un apporto complessivo di 20 milioni di metri cubi. Ha senso che la Regione eroghi fondi per lo stato di calamità derivante dall’assenza di piogge, quando quei soldi potrebbero essere risparmiati?».

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