La Nuova Sardegna

Sassari

Vittorio Sgarbi in Basilica «Meraviglia da salvare»

di Gavino Masia

Il critico d’arte ieri mattina ha svolto un sopralluogo nel tempio dell’XI secolo Anche il ministro Franceschini informato della precarietà del monumento

01 ottobre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. Una visita lampo per vedere con i propri occhi le criticità strutturali in cui versa da tempo la basilica di San Gavino quella effettuata ieri mattina dal critico d’arte Vittorio Sgarbi nella chiesa romanica. Un viaggio veloce sul Suv che lo ha portato da Castelsardo a Porto Torres - dove il giorno prima era presente all’inaugurazione del Museo sulle origini genovesi ospitato nella città anglonese – e subito dopo una ispezione accurata all’interno e all’esterno della Basilica accompagnato dall’epigrafista Giuseppe Piras e dal parroco di San Gavino don Mario Tanca.

«Proverò a parlare con il direttore generale del Ministero e col ministro Franceschini – ha detto, dopo la visita, l’opinionista ferrarese – e poi vedremo se il tipo di pregiudizio della chiesa è grave o controllabile». Nei venti minuti circa di tour attorno al monumento religioso romanico più antico e più grande della Sardegna, inoltre, anche un contatto telefonico con l’ingegnere bresciano Nicola Berlucchi, esperto del restauro architettonico monumentale, con più di 300 diagnosi su monumenti relative a qualsiasi aspetto conservativo e di degrado. «Siamo di fronte alla chiesa di San Gavino a Porto Torres – ha aggiunto al telefono Vittorio Sgarbi con l’amico ingegnere –, meravigliosa e la più importante in Sardegna, e devi venire qui a vedere se c’è una situazione di emergenza strutturale rispetto alle navate: dopo il monitoraggio vediamo cosa fare, se trovare uno sponsor privato o parlare al Ministero». Un attestato di stima e soprattutto un impegno a perorare interventi di restauro verso il gioiello più prezioso dell’architettura romanica in Sardegna nelle parole del critico d’arte, che il giorno prima aveva preso l’impegno, durante il convegno di Castelsardo, di visitare la Basilica davanti all’assessore alla Cultura Alessandra Vetrano e al consigliere comunale Claudio Piras. I danni più evidenti della chiesa che ospita le statue lignee dei Martiri Turritani Gavino, Proto e Giuanuario, rimangono il distacco di materiale lapideo dalla cornice nella parte superiore del portale gemino e l’anomala inclinazione verso l’esterno del muro meridionale della chiesa. All’interno della Basilica le criticità riguardano colonne e pilastri nella navatella corrispondente, dove la volta a crociera ha subito un progressivo schiacciamento anche per l’eliminazione, agli inizi del Novecento, di tre contrafforti che bilanciavano queste spinte. Nei muri esterni sono evidenti la profonda erosione dei conci, delle decorazioni architettoniche e dei bassorilievi. Una causa, soprattutto durante i mesi invernali, dell’azione erosiva di pioggia e vento. Nonostante gli appelli degli ultimi anni, accompagnati da una voluminosa documentazione consegnata agli enti pubblici, non è mai arrivato un finanziamento importante da utilizzare per il restauro conservativo della Basilica. Eppure tutta l’area che circonda la chiesa è uno scrigno inestimabile e da salvaguardare: l’indagine effettuata qualche anno fa da un equipe di ricercatori dell’università di Riga, guidati dal geologo Valdis Seglins, ha rivelato l’esistenza nel sottosuolo di un grande lastricato di mattoni risalenti all’età paleocristiana. Tre chiese di tre periodi diversi censiti nel quinto, sesto e ottavo secolo dopo Cristo.

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative