La lunga e irta strada verso il Mater Olbia
Marco Bittau
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L'ingresso del Mater OlbiaIl nuovo ospedale fa paura perché sposta equilibri, ma porterà benefici a tutta la Sardegna
28 ottobre 2017
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Costruire un ospedale non è impresa facile. Non in Sardegna, almeno. Ormai devono averlo capito anche i ricchi e potenti manager del Qatar, padroni del Mater Olbia, evidentemente abituati a mettere sul piatto cumuli di denaro e, pronta cassa, acquistare o costruire alberghi e palazzi in pochi mesi. In Italia, in Sardegna, In Gallura ci sono leggi e procedure da rispettare. Un insieme di regole che saranno anche burocrazia, nel senso peggiore del termine, ma che servono a garantire il corretto uso del bene pubblico. La sanità ad esempio, ma anche l’occupazione del suolo con cemento e mattoni. Tutte cose che, peraltro, agli arabi riescono benissimo. Detto questo, è vero però che la lunga strada del Mater Olbia è piena di lungaggini indebite, ostacoli imprevedibili e nemici in agguato dietro ogni muretto a secco.
Sì, perché il nuovo ospedale Mater Olbia fa paura. Sposta gli equilibri, scompagina i giochi, stabilisce nuove gerarchie di eccellenza, sfida la più radicata e potente delle baronie in Sardegna, quella della sanità privata prima ancora di quella pubblica. In buona sostanza, fa saltare il banco. In più, si aggiunga il fatto che il Mater Olbia ha l’ardire di nascere e crescere in Gallura, a Olbia, città autonomista storicamente e idealmente lontano dall’asse Cagliari-Sassari. Già così sarebbe abbastanza per avere tanti nemici quanti mattoni sono serviti per costruire l’ospedale di fronte all’isola di Tavolara. Tanti nemici che si sono materializzati puntualmente in varie fasi lungo il percorso che ha portato alla costruzione dell’ospedale. Si sono manifestati a Cagliari nelle stanze della politica regionale, ma anche nella stessa Gallura quando qualche sindaco ha erroneamente pensato che il Mater Olbia avrebbe portato all’esaurimento di molti servizi e alla resa incondizionata della sanità pubblica di fronte all’invasore.
La grande colpa dei galluresi in tutta questa annosa vicenda è quella di non aver saputo convincere tutti gli altri sardi che il Mater Olbia è destinato a diventare una risorsa straordinaria per tutta l’isola. Un luogo d’eccellenza che porterà benefici diffusi in tutta la regione facendo fare un salto di qualità all’offerta sanitaria che ancora oggi – e non solo in Gallura – mostra troppe zone d’ombra.
@marcobittau
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sì, perché il nuovo ospedale Mater Olbia fa paura. Sposta gli equilibri, scompagina i giochi, stabilisce nuove gerarchie di eccellenza, sfida la più radicata e potente delle baronie in Sardegna, quella della sanità privata prima ancora di quella pubblica. In buona sostanza, fa saltare il banco. In più, si aggiunga il fatto che il Mater Olbia ha l’ardire di nascere e crescere in Gallura, a Olbia, città autonomista storicamente e idealmente lontano dall’asse Cagliari-Sassari. Già così sarebbe abbastanza per avere tanti nemici quanti mattoni sono serviti per costruire l’ospedale di fronte all’isola di Tavolara. Tanti nemici che si sono materializzati puntualmente in varie fasi lungo il percorso che ha portato alla costruzione dell’ospedale. Si sono manifestati a Cagliari nelle stanze della politica regionale, ma anche nella stessa Gallura quando qualche sindaco ha erroneamente pensato che il Mater Olbia avrebbe portato all’esaurimento di molti servizi e alla resa incondizionata della sanità pubblica di fronte all’invasore.
La grande colpa dei galluresi in tutta questa annosa vicenda è quella di non aver saputo convincere tutti gli altri sardi che il Mater Olbia è destinato a diventare una risorsa straordinaria per tutta l’isola. Un luogo d’eccellenza che porterà benefici diffusi in tutta la regione facendo fare un salto di qualità all’offerta sanitaria che ancora oggi – e non solo in Gallura – mostra troppe zone d’ombra.
@marcobittau
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