La Nuova Sardegna

Sassari

Disastro ecologico a Platamona, un paradiso ridotto in cenere

di Salvatore Santoni
Disastro ecologico a Platamona, un paradiso ridotto in cenere

Distrutti dal fuoco oltre venti ettari dell’oasi Zsc tutelata perché zona di nidificazione di numerose specie protette

29 ottobre 2017
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SASSARI. Alle otto del mattino, lo stagno di Platamona resta solo a tu per tu con la devastazione. Due le immagini che la raccontano: una distesa di cenere vasta oltre venti ettari e un falco di palude che si ciba della carcassa di un altro uccello morto nel rogo. Nelle precedenti sedici ore i mezzi antincendio hanno fatto la spola dall’argine sud a quello est, dove la mano degli incendiari ha cancellato un quarto dell’area tutelata dalla Ue e causato un disastro ecologico senza precedenti.

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I danni. L’area dello stagno, specchio d’acqua incluso, si estende su 98 ettari. Secondo le stime effettuate dai vigili del fuoco, il rogo di venerdì pomeriggio ha azzerato circa 23 ettari di vegetazione palustre. Che tradotto in metri lineari diventa circa un chilometro di argine andato in fumo. A livello pratico, significa che la casa di molte specie protette di uccelli non c’è più. Uno tra tutti, il pollo sultano, che oltre a essere la mascotte dello stagno di Platamona è uno dei motivi che regalato alla zona la prima titolazione di sito di interesse comunitario (Sic), da poco evoluto in zona speciale di conservazione (Zsc). L’unica nota positiva riguarda il periodo, che non è quello della nidificazione.

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Le bonifiche. Decine di squadre dei vigili del fuoco, dell’agenzia Forestas, della protezione civile e dei barracelli di vari Comuni hanno lottato contro il grosso dell’incendio fino alle quattro di sabato mattina. Le operazioni di bonifica sono invece terminate ieri mattina intorno alle otto. La zona è stata inoltre costantemente monitorata con pattuglie sparse lungo il fronte incenerito.

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Sopralluoghi e reazioni. Ieri ai bordi dello stagno c’è stato il sopralluogo di una delegazione dell’amministrazione comunale di Sorso, guidata dal sindaco Giuseppe Morghen, che ha incontrato i gestori dell’area tutelata dalla Ue, il consorzio di coop Andalas de amistade. «Vorrei fosse chiaro che questo atto ignobile colpisce un luogo di grande valore ambientale e sociale ed è rivolto alla nostra comunità – commenta il vicepresidente della coop, Agostino Loriga –. È un reato intollerabile che ferisce il territorio». Per la prossima settimana, invece, il Comune ha previsto un’ulteriore visita al sito insieme ad alcuni specialisti – sicuramente un tecnico faunistico e un ornitologo – per fare il punto sullo stato di salute dell’area tutelata e valutare quindi le eventuali azioni da intraprendere. E sulle conseguenze dell’incendio si è espresso anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna, preoccupato per il futuro «di un patrimonio ambientale e naturalistico di altissimo valore. Chi distrugge l’ambiente distrugge il nostro futuro». «Ringrazio – ha detto il primo cittadino – tutti coloro che in questa nottata hanno presidiato il sito e che stanno operato la bonifica».

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«Ci sono perdite». Sempre ieri, sugli argini inceneriti sono arrivati anche gli esperti della Lipu. «Il periodo non è certo quello della nidificazione ma ventitré ettari sono davvero tanti – spiega il coordinatore regionale, Francesco Guillot –. Quello che ci preoccupa maggiormente è che si tratta di una violenza ciclica che viene fatta all’area tutelata». Il rappresentante dell’associazione ha fatto un primo sopralluogo in attesa di valutare i danni: «Abbiamo avvistato un esemplare di pollo sultano, ma ci sono sicuramente perdite di altri uccelli. In questi casi muoiono asfissiati più che bruciati. Bisogna trovare il modo di fare la sorveglianza sul sito. Una prima risposta a questi atti criminali crediamo che sia frequentare lo stagno e quindi presidiarlo».

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