La Nuova Sardegna

Sassari

Ecco l’inverno, emergenza clochard

di Luigi Soriga
Ecco l’inverno, emergenza clochard

I Guardian Angels delineano la mappa dei senza tetto: da Elsa a Flavio, ai ruderi di via XXV Aprile e del Ponte di Rosello

16 novembre 2017
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SASSARI. Quando l’inverno entra a gamba tesa sul calendario, un intero sottobosco in città si mette in moto. Chi non ha un tetto dove riparare costole e povertà cerca un nuovo cantuccio per la notte. Così in questa settimana di gelo la mappa sassarese dei clochard è in continuo divenire. Due sere fa i Guardian Angels hanno fatto un giro ad ampio raggio per cominciare a riscrivere la geolocalizzazione del disagio.

«Ci sono una serie di situazione che seguiamo da vicino e da diverso tempo – spiega Pier Paolo Pintus dei Guardians – alcuni di loro sono casi di assoluta emergenza. In questi giorni di freddo intensificheremo le nostre visite. Ma c’è un gran via vai di senza tetto. Tanta gente che dalle campagne si sta spostando in città alla ricerca di rifugi più confortevoli. Solo a cavallo delle festività natalizie lo scenario diverrà più preciso».

Ed ecco alcuni punti fermi della mappa dei clochard.

Alla Rotonda di Platamona, nonostante le sferzate della tramontana e le raffiche di pioggia, l’irriducibile Elsa resiste sulla sua panchina. Non ha più nemmeno i tendoni per ripararsi. L’unica protezione contro le intemperie è il tetto della pensilina dei bus, e la sua scorza dura. E una determinazione testarda che la porta a rifiutare ogni tipo di sistemazione alternativa. Non ha vie di mezzo Elsa: o una casa tutta per sè, o la strada.

Un altro duro e puro è Flavio, che da qualche anno ha eletto a residenza una via di Predda Niedda. La sua casa di cartone ha registrato un leggero ampliamento volumetrico, con l’aggiunta di qualche stanzetta (sempre di cartone). Il riscaldamento è il più antico e naturale del mondo, modello presepe, con i suoi cani a stringersi in un unico grumo di tepore. Flavio stringe i denti che ogni tanto battono, e tira avanti in questa esistenza ai margini.

E sempre in tema di zoccolo duro della vita di strada, uno storico clochard sassarese ormai familiare ai clienti della Conad di piazza Fiume, riposa acciambellato dietro i carrelli della spesa. Di giorno invece bazzica nel ritrovo abituale degli homeless, ovvero nel marciapiedi davanti all’Eurospin delle Conce.

Tre o quattro italiani dormono invece sotto le scale di accesso dell’Aci di viale Adua. Purtroppo per loro i “padroni di casa” non sono entusiasti di questa occupazione, e lo sfratto potrebbe essere nell’aria.

Altri tre senza fissa dimora italiani vivono in un rudere del centro storico. Due hanno una cinquantina d’anni, e assieme a loro sta un ragazzo giovanissimo che da poco è andato via di casa.

E giovanissima è anche una coppia che ha occupato l’ex Brefotrofio in piazza San Pietro, davanti alla chiesa.

Tre rumeni con rispettivi amici a quattro zampe, abitano in una casupola sotto il ponte di Rosello, occupata e liberata più volte dai vigili urbani.

E anche la casa semi diroccata ne pressi della rotatoria davanti a Ombra, nella strada 1 di Predda Niedda, è diventata il piccolo eremo per un italiano. Sempre in zona industriale, un anziano dorme all’interno di un rudere a poca distanza da Promocamera.

Un punto di appoggio fisso per gli sbandati è ancora una volta l’ex deposito Arst di via XXV aprile. Nonostante i blitz delle forze dell’ordine, questa location resta un rifermento per alcuni africani e italiani che gravitano intorno al mondo della tossicodipendenza e dello spaccio.

E passiamo alla zona Stazione: qui tre ragazzi del Ghana dormono nei locali diroccati dell’ex deposito Aroni, in una casupola dietro le Poste. Lavoravano in estate nei campi, e in inverno migrano in città: non sanno dove andare e si arrangiano come possono.

Un ragazzo italiano vive in un locale dismesso nel depuratore di Caniga. Arriva da Olbia e non era solo. Con lui stava una compagna che poi, per sua fortuna, ha trovato ospitalità nell’ostello femminile di via Maddalena. Anche il giovane aspetta che si aprano le porte di una struttura di accoglienza. E infine, in questa sommaria topografia dei senza dimora, c’è una coppia italiana che è senza dimora per eccellenza. Nel senso che si sposta di continuo, cambiando la localizzazione del proprio giaciglio. Bazzicano nei giardini di via Venezia, altre volte in piazza Conte di Moriana. Hanno sempre trolley appresso, e grande dignità. Non chiedono nulla.



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