La Nuova Sardegna

Sassari

Turismo, il Nord dell’isola sorride solo d’estate

di Antonio Meloni
Turismo, il Nord dell’isola sorride solo d’estate

Ok luglio e agosto ma d’inverno numeri in caduta libera. Federalberghi: il problema di fondo resta la destagionalizzazione

16 novembre 2017
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SASSARI. Il mercato turistico tiene e gli indici di miglioramento fanno registrare un lieve incremento. Il ricavo medio per camera è tornato a livelli accettabili, ma la crescita, nel complesso, è ancora lenta. C’è cauto ottimismo da parte degli operatori alberghieri di fronte ai dati appena sfornati dalla Federalberghi della Confcommercio Nord Sardegna. Il tradizionale report di fine stagione è stato illustrato ieri alla stampa, nella sede di via Pascoli, dal presidente Stefano Visconti affiancato dal vice Gianni Russo e dal consigliere Fulvio Marini. Malgrado i tanti proclami diffusi negli anni, il problema di fondo resta la destagionalizzazione se è vero che il Nord Sardegna fa la parte del leone nei mesi canonici di luglio e agosto, registrando poi un sensibile calo nei mesi-spalla e una caduta libera in quelli periferici che le rilevazioni statistiche non prendono neanche in considerazione.

L’unità di misura in base alla quale il centro studi di Federalberghi rileva le presenze turistiche è il cosiddetto indice di occupazione medio che, nel caso del Nord Sardegna, è stato calcolato aggregando i dati messi a disposizione dagli hotel associati, una media di 32 alberghi su 94 iscritti a fronte di 110 strutture operanti in tutta la provincia di Sassari. Sul Golfo dell’Asinara, da Stintino a Valledoria, inclusa la città di Sassari, i posti letto campionati da maggio a settembre sono stati 241.348 che hanno prodotto 18.055 arrivi nazionali su 75.072 presenze e 20.786 internazionali per 80.978 presenze. Su questo versante l’indice di occupazione è salito a 64,66 per cento rispetto al 63,36 del 2016. Su Alghero la campionatura ha riguardato 349.928 posti letto che hanno prodotto 22.506 arrivi nazionali per 71.243 presenze e 42.215 internazionali per 181.972 presenze. L’indice di occupazione ha fatto registrare un buon 72,36 per cento rispetto al 71,33 del 2017. Su Alghero, le occupazioni del periodo canonico (luglio settembre) sfiorano il 90 per cento mentre i mesi-spalla (da aprile a ottobre) sono ancora scarsamente occupati, in particolare aprile e ottobre che non superano il 40 per cento. Da qui la necessità di investire su un turismo diverso, come quello attivo e sportivo, che non sia squisitamente balneare.

La ricetta messa a punto da Stefano Visconti è legata a una serie di proposte che vedono il coinvolgimento di un intero comparto e che indicano nelle attività come diving e trekking, arrampicata e cicloturismo, equitazione e surfing la possibilità di dilatare la stagione attraendo flussi turistici importanti anche nei mesi periferici e spalmando le presenze su un periodo relativamente più lungo rispetto a quello attuale. Gli elementi sono decisamente a favore perché la conformazione dell’isola è adeguata, molte strutture sono già operanti e secondo Visconti si tratta solo di mettere insieme i pezzi per fare sistema: «È come se avessimo un’arma potente ma smontata – spiega il presidente di Federalberghi – bisogna assemblare i pezzi e sparare nella direzione giusta, sono certo che l’obiettivo si possa centrare facilmente».

Le note dolenti sono rappresentate dalle vie di comunicazione, problema atavico di una Sardegna che su questo fronte più che mai fatica a stare al passo con le altre regioni italiane: «Al riguardo preoccupa non poco il recente varo del piano di mobilità turistica – dice il vice presidente Gianni Russo – che di fatto ha tagliato fuori Alghero e Porto Torres». Ma gli imprenditori del settore turistico guardano con grande attenzione anche alla crescita costante dell’aeroporto di Olbia che quest’anno ha fatto registrare 185.910 passeggeri in più rispetto all’anno scorso, mentre Alghero, che cresce ugualmente malgrado il disimpegno di Ryanair, si è attestato su un più 47.484.

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