La Nuova Sardegna

Sassari

Nel nuovo cinema di Sassari disabili costretti a stare in prima fila

di Luigi Soriga
Nel nuovo cinema di Sassari disabili costretti a stare in prima fila

La protesta: «Lo schermo è a due metri e mezzo e in alto: guardare un film significa inarcare il collo per un’ora e mezza»

19 novembre 2017
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SASSARI. Stare in primo banco, la scuola insegna, è tutt’altro che un privilegio. Soprattutto al cinema, è qualcosa che è meglio evitare. «Esattamente due settimane fa – racconta Luciano Atlantei – sono andato a vedere il nuovo multisala. Proiettavano It, avevo sentito parare benissimo del Moderno, avevo grandi aspettative. Mi sono fatto accompagnare da due amici. La maschera, gentilissima, ci ha fatto accomodare in prima fila. Oh detto: noooo, non è possibile».

La distanza dello schermo è 2 metri e sessanta, e non è ad altezza di sguardo. «In pratica sei costretto a lavorare di collo, inarcandolo all’indietro, ma non di poco». La pole position è un supplizio anche per gli spettatori normali, figuriamoci per chi è portare di un handicap. «I bipedi, io scherzosamente li definisco così – spiega Luciano – hanno però il vantaggio di potersi spalmare sulla poltroncina, si sdraiano, allungano le gambe, poggiano la testa all’indietro e trovano una postura più comoda. Chi sta sopra una carrozzina, non ha questo privilegio. Deve tenere la schiena eretta, e dunque è costretto a piegare il collo. Immaginate la nostra cervicale, dopo un’ora e mezzo. E io, per mia fortuna, non sono lamentoso, perché la mia disabilità mi concede un certo margine di autosufficienza. Ma il multisala, in queste condizioni, è improponibile».

I gestori del Moderno sono consapevoli dei disagi. «Mi sono lamentato con la maschera, e al termine del film è venuto a trovarmi il titolare Alessandro Murtas. Si è dimostrato sensibile al problema e dispiaciuto, e ha promesso un impegno a trovare una soluzione». Tecnicamente non pare così semplice. «Quando abbiamo concepito il multisala _ spiega lo staff di progettazione _ si è presentata subito la necessità di garantire la fruibilità per i disabili. Le nostre priorità quindi sono state due: fornire la possibilità di accesso a tutte le quattro sale, e rispettare i requisiti di sicurezza. Proprio su questo fronte i vigili del fuoco sono stati categorici: i posti riservati agli utenti disabili devono essere ritagliati in prossimità delle vie di fuga. E le uscite di sicurezza sono localizzate in corrispondenza della prima fila. La nostra è stata una scelta imposta da ragioni di sicurezza. Sapevamo che si tratta di una fila scomoda, e se avessimo realizzato un locale ex novo sicuramente sarebbe stato semplice ovviare a questo inconveniente. Ma abbiamo ristrutturato un vecchio cinema, e questo da un punto di vista logistico e progettuale è stato molto limitante».

Nell’ultima seduta della commissione Disabilità di Palazzo Ducale, uno dei temi che hanno tenuto banco è stato proprio quello della fruibilità dei locali pubblici a Sassari. Si è discusso anche del “caso Moderno”. «Se ne parla anche su Fb – dice la presidentessa della commissione Pina Ballore – c’è un gruppo di disabili che prima si è rivolta ai gestori del multisala e poi ha chiesto aiuto a noi. E quello che chiediamo è di trovare una soluzione in tempi brevi: il Natale si avvicina e in questo periodo nelle sale cinematografiche arrivano un sacco di titoli interessanti. Sarebbe discriminante privare i portatori di handicapp della opportunità di godersi una prima visione». E prosegue: «L’altra cosa che dispiace è che in fase di progettazione non si sia pensato di avvalersi della consulenza di un disability manager. È una figura professionale inclusa nello staff di Palazzo Ducale, e poteva offrire un punto di vista diverso. Magari anche suggerire delle ipotetiche soluzioni».

Dello stesso avviso anche la consigliera comunale di Città Futura Francesca Arcadu. «Personalmente ancora non sono andata al Moderno, e pur amando molto il cinema non credo che andrò nella multisala. Dalla situazione che mi è stata descritta, con i miei problemi alla schiena sarebbe impossibile. Piuttosto mi dispiace molto che questi disagi saltino fuori a cose già fatte, quando poi intervenire diventa molto complicato. Ricordo bene di essermi proposta più volte per un confronto con i progettisti, in modo da offrire un punto di vista da “addetta ai lavori”. Ma la mia disponibilità purtroppo è stata sempre ignorata. Ed è un peccato, perché il Moderno poteva essere l’occasione per supplire a molte lacune dei locali pubblici in città (vedi ad esempio Teatro Comunale). Spesso la sensibilità nei nostri confronti si manifesta più a parole che nei fatti».

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