Una festa non solo al femminile per una riforma condivisa
Prima in aula, poi nei corridoi e in chiusura nell’aula grande della presidenza del Consiglio regionale: è stata una festa dovunque
CAGLIARI. Prima in aula, poi nei corridoi e in chiusura nell’aula grande della presidenza del Consiglio regionale: è stata una festa dovunque. Senza – e va riconosciuto subito – che nessuno degli invitati si attribuisse in volata la maternità o paternità della vittoria. «È un successo di tutti i sardi», hanno detto una dopo l’altra, in diretta o via e-mail, le tre associazioni. Meglio in due: «La doppia preferenza di genere non è stata un regalo ma un diritto costituzionale riconosciuto», Heminas, «Ora dobbiamo essere messe nelle condizioni di entrare in politica, con una parità completa nella società, dentro e fuori il Palazzo», e Coordinamento 3: «È stata determinante l’unità delle donne e da qui dobbiamo cominciare».
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Subito dopo le quattro e uniche consigliere di questa legislatura. «È un grande passo in avanti che migliorerà la qualità delle istituzioni», Rossella Pinna del Pd, «È stato un dibattito costruttivo e d’altissimo livello», Anna Maria Busia, Campo progressista, «Abbiamo cancellato l’onta del 2013», Alessandra Zedda, Forza Italia e «Da questo momento in poi ci sarà un favorevole effetto a cascata», Daniela Forma del Pd. Poi gli uomini, a cominciare dal presidente Gianfranco Ganau: «È una svolta storica. Abbiamo introdotto un principio che riequilibrerà la presenza delle donne in Aula».
Subito dopo il governatore Francesco Pigliaru: «Abbiamo scritto una pagina di civiltà con un’alta prova di democrazia che ha superato anche lo scoglio del voto segreto. Abbiamo dimostrato che le buone istituzioni aprano le porte e non si barricano dentro le stanze». Con a seguire i capigruppo, tutti maschi: «Un bel po’ di tempo perduto è stato recuperato e siamo fieri di essere ritornati al passo con la storia», Pietro Pittalis, Forza Italia. Con Pietro Cocco, Pd, che ha aggiunto: «C’è voluto qualche anno, ma finalmente dalle buone intenzioni, siamo passati ai fatti». Poi Pierfranco Zanchetta dell’Upc: «La volontà del Consiglio era evidente ed è stata confermata da una larghissima maggioranza con un voto compatto». Gianluigi Rubiu dell’Udc ha sottolineato: «Ha funzionato la perfetta intesa fra maggioranza e opposizione su un tema decisivo».
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Daniele Cocco di Articolo 1-Mdp è andato oltre: «Un ostacolo enorme è stato superato con determinazione e senza cadere in nessun trabocchetto». E ancora Christian Solinas del Psd’Az: «La democrazia paritaria è una realtà e mai più potranno esserci passi indietro». Attilio Dedoni dei Riformatori: «Siamo rientrati nei binari della Costituzione dopo aver deragliato in modo clamoroso», con a seguire Giovanni Satta dell’Uds, che è inciampato su qualche stereotipo ma ha detto: «Dobbiamo essere tutti contenti». Fino alla chiusura di Emilio Usula, Rossomori, «Almeno in questo la Sardegna non sarà più una maglia nera» e Gianfranco Congiu del Pds: «È una legge che fa onore a questo Consiglio».
Seppure qualcuno, in Aula, s’è fatto trascinare dall’enfasi e, in un crescendo familiare, ha ringraziato nonne, madri, mogli e figlie, «per quello che fate ogni giorno». È passato anche questo, perché come hanno ricordato le quattro consigliere: «Riconosciamo ai nostri colleghi di aver avuto il coraggio di mettersi in gioco». Se non lo avessero fatto, sarebbe stato un disastro. (ua)