La Nuova Sardegna

Sassari

Usura, allarme rosso in Sardegna: affari per 2 miliardi

Usura, allarme rosso in Sardegna: affari per 2 miliardi

La difficoltà di accedere al credito costringe piccoli imprenditori e famiglie a rivolgersi agli usurai

04 dicembre 2017
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SASSARI. «Sai chi sono? Sono Graziano Mesina». Era questo il metodo usato dall’ex primula rossa del banditismo sardo per convincere un imprenditore di Sassari a restituirgli un prestito di 40mila, oltre agli interessi da usura. Un metodo chiaro e preciso che aveva fatto piombare il debitore in un incubo.

«Credevo di aver contratto un prestito bancario, non un prestito usuraio», aveva detto l’imprenditore ai carabinieri quando si era presentato in caserma. Per questo originale metodo di riscossione («Ricordati che sono Mesina») l’ex bandito – che sta scontando una pena a 30 anni nel carcere di Badu ’e Carros per traffico di stupefacenti – è finito a processo insieme a Pierluigi Meloni, ex direttore di una filiale del Banco di Sardegna di Sassari, ritenuto l’intermediario tra Mesina e la vittima. Il tribunale di Sassari dieci giorni fa ha condannato Mesina a 6 anni e 8 mesi e l’ex direttore della banca a 5 anni per i reati di usura ed estorsione. Questo è l’ultimo caso, in ordine di tempo, di condanna per usura in Sardegna. Condanne non più isolate, ma sempre più frequenti. Negli ultimi tempi, infatti, sono sempre di più quelli che prendono coraggio e decidono di denunciare i loro strozzini. Come ha fatto l’elettricista di Olbia che, dopo anni di minacce e vessazioni, è riuscito a smascherare il suo aguzzino quando ha visto che il suo debito non aveva fine.

I numeri. Quello dell’usura sta diventando un fenomeno preoccupante in tutta l’isola. Secondo i dati più recenti forniti dal Coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura del ministero dell’Interno è allarme rosso in Sardegna: il giro d’affari degli usurai arriva a sfiorare i 2 miliardi di euro l’anno. L’area a maggior rischio usura è Sassari con il 73% seguita a ruota da Cagliari (65%) e Nuoro (62%), mentre Oristano registra la percentuale più bassa (41%). Non stupisce, dunque, che le fondazioni anti usura presenti nell’isola, a Tempio e a Cagliari, siano subissate di richieste di aiuto. Alla Fondazione San Simplicio della Caritas di Tempio, ad esempio, le richieste sono triplicate dal 2004 al 2010, segnando dal 2010 un incremento costante di oltre il 10% annuo. I centri anti usura assistono le persone e le famiglie in difficoltà affinché non si rivolgano agli estorsori o, se sono già caduti nella rete, forniscono loro assistenza e consulenza legale e l’aiuto di uno psicologo. Infine, le accompagnano nel difficile reinserimento all’interno dell’economia legale, aiutandole ad accedere ai fondi di solidarietà e ai prestiti da parte di banche e istituti finanziari.

Le vittime. In Sardegna l’usura ha trovato terreno fertile soprattutto dopo l’ultima Grande crisi economica che ha impoverito ancora di più l’isola. Per rendersene conto basta gettare uno sguardo agli ultimi dati di Bankitalia: il Pil è ancora al di sotto di 11 punti percentuali rispetto al periodo pre-crisi. In queste condizioni i piccoli imprenditori, in particolar modo commercianti e artigiani, sono costretti a rivolgersi agli strozzini dal momento che le banche sono reticenti a concedere i prestiti oppure li accordano, ma a tassi troppo elevati. Tra le vittime non solo imprenditori e commercianti, ma anche molte famiglie costrette a rivolgersi agli usurai per affrontare spese impreviste o per fronteggiare la perdita di lavoro del capofamiglia. E, come emerge dalle cronache giudiziarie, trovare chi fa credito a strozzo è facile: di solito l’usuraio è l’amico o il vicino di casa. (g.z.)
 

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